Orig.: Stati Uniti (2017) - Sogg. e scenegg.: Terrence Malik - Fotogr.(Scope/a colori): Emmanuel Lubezki - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: Rehman Nizar Ali, Hank Corwin, Keith Fraase - Dur.: 129' - Produz.: Broad Green Pictures, in associazione con Buckeye Pictures, Waypoint Entertainment, Filmnation Entertainment.
Interpreti e ruoli
Ryan Gosling (BV), Rooney Mara (Faye), Michael Fassbender (Cook), Natalie Portman (Rhonda), Cate Blanchett (Amanda), Holly Hunter (Miranda), Bérénice Marlohe (Zoey), Val Kilmer (Duane), Lykke Li (Lykke), Olivia Applegate (Emma), Linda Emond (Judy), Tom Sturridge (madre di BV), Brady Coleman (fratello di BV), Austin Amelio (padre di Faye), Iggy Pop (fratello di BV), Patty Smith (se stessa), Neely Bingham . (se stesso)
Soggetto
Il musicista BV cerca di imporre la propria musica e si fa aiutare dalla sua compagna e dal suo produttore Cook. Ben presto tra i tre si stabilisce un legame che va oltre il rapporto professionale e coinvolge anche la giovane cameriera Rhonda...
Valutazione Pastorale
Nel bene e nel male, Malick pensa e dirige senza mezze misure. Lo ha fatto all'inizio di carriera con "La rabbia giovane", 1973, con "I giorni del cielo", 1978, con "La sottile linea rossa", 1998. Da quell'anno tanto il regista era parsimonioso nel concedersi (5 film in 38 anni) quanto è diventato generoso nel periodo successivo. Da "The tree of life", Palma d'oro a Cannes 2011, ad oggi 4 film si sono succeduti in 6 anni. C'è chi dice di male in peggio. Ma non è detto che sia così. E' che, ambientando a Austin e dintorni la vicenda di intreccio e di follia di tre personaggi tenuti insieme da legami affettivi variamente intensi e solidi, Malick non si è accorto di aver cambiato decisamente stile, passando da una drammaturgia decisa e provocatoria ad un esistenzialismo forte e corrucciato, capace di chiudersi in silenzio fino a toccare i toni di una preghiera lenta, sottotono e malinconica. Il copione si muove in uno scenario lento e trasgressivo, capace di passare da spazi sterminati a saloni vuoti, a silenzi imbarazzanti a cenni d'intesa appena accennati. Si intrecciano dialoghi sofferti e soffocati, respiri accennati e singhiozzi strozzati, in un confuso succedersi di ritorni e fughe in avanti. Lo snodarsi narrativo di Malick corre inseguendo un'idea di solitudine e di felicità simile all'utopia, un posto dove uomini e donne si cercano e fanno fatica a ritrovarsi. A supportare questa solitudine c'è il senso di immagini piene e profonde, pronte a dire che l'idea di abbandono non vincerà finchè fantasia e creatività avranno diritto di cittadinanza. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria ben tenendo conto della sua complessa architettura narrativa che lo indirizza ad un pubblico attento al cinema d'autore.