Orig.: Italia (2010) - Sogg. e scenegg.: Marco Bellocchio - Fotogr.(Panoramica/a colori): Marco Sgorbati, Gian Paolo Conti (episodio del 1999) - Mus.: Carlo Crivelli, Enrico Pesce - Montagg.: Francesca Calvelli con la collaborazione di Claudio Misantoni e di Stefano Mariotti per il 2005 - Dur.: 105' - Produz.: Kavac Film, Fare Cinema 1999 2004 2005 2006 2007 2008, provincia di Piacenza, comune di Bobbio, RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Pier Giorgio Bellocchio. (Giorgio), Elena Bellocchio (Elena), Donatella Finocchiaro (Sara), Letizia Bellocchio e Maria Luisa Bellocchio (le zie di Sara e Giorgio), Gianni Schicchi Gabrieli (Gianni), Alba Rohrwacher (professoressa), Valentina Bardi (Irene), Silvia Ferretti (Silvia), Irene Baratta (professoressa), Alberto Bellocchio (preside), Anna Bianchi . (professoressa)
Soggetto
Tra il 1999 e il 2008, ecco Elena, la sua crescita dai 5 ai 13 anni, ecco sua madre Sara, sorella di Giorgio. Elena vive con le zie a Bobbio, perchè la madre fa l'attrice e trascorre molto tempo a Milano. Un giorno Sara decide che la figlia debba andare a vivere con lei a Milano. Il distacco è molto difficile, ma del resto anche quella villa di famiglia forse è destinata alla vendita.
Valutazione Pastorale
Va detto che il film è costituito da sei episodi di una stessa storia, girati nell'arco di sei anni, appunto tra il 1999 e il 2008, dai partecipanti ai corsi di regia tenuti da Bellocchio nella scuola fondata a Bobbio (Piacenza), cittadina natale del regista. Si tratta dunque di un esperimento anomalo e curioso. Libero da precisi schemi temporali, il regista emiliano dà libero spazio ad uno sguardo mutevole e frazionato. In più momenti i risultati (visivi, cromatici, drammaturgici) sono convincenti, almeno fino a quando sulla ricerca di autenticità non prevale l'urgenza accademica, il fluire cattedratico di temi e personaggi. Qui la regia (nell'episodio dei professori in fase di valutazione degli alunni) cade in una sorta di laboratorio a tesi che toglie molto del respiro libero della narrazione. L'elaborazione didascalica prevale sull'ispirazione, mettendo a nudo alcuni limiti già noti del regista, a proposito di vita, famiglia, speranza. Resta un prodotto originale che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come compelsso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
più che nella programamzione rodinaria, il film si indirizza per occasioni mirate (cineforum, d'essai e altri) per avviare riflesioni sui molti spunti che propone. (Anche il modo di 'fare cinema').