Orig.: Stati Uniti (1999) - Sogg.: Victor Colicchio e Michael Imperioli - Scenegg.: Victor Colicchio, Michael Imperioli, Spike Lee - Fotogr.(Panoramica/a colori): Ellen Kuras - Mus.: Terence Blanchard - Montagg.: Barry Alexander Brown - Dur.: 141' - Produz.: John Kilik e Spike Lee - VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
Interpreti e ruoli
John Leguizamo (Vinny), Mira Sorvino (Dionna), Adrien Brody (Ritchie), Jennifer Esposito (Ruby), Ben Gazzara (Luigi), Patti Lupone, John Savage
Soggetto
A New York l'estate del 1977 é segnata dai delitti commessi da un misterioso serial killer chiamato in un primo momento "l'assassino della 44" e poi "Figlio di Sam". Il malavitoso Vinny, mentre di sera é in intimità con la cugina della moglie, scampa ad un agguato e crede di essere una prossima vittima designata: lo tormenta il senso di colpa verso la moglie Dionna, che ama ma insieme tradisce di continuo. Mentre sulla stampa e in televisione si moltiplicano inchieste, allarmi, ipotesi sull'identità del colpevole, Petrocelli, poliziotto italo-americano, si risolve a chiedere assistenza e aiuto a Luigi, boss locale e suo ex-padrino. Luigi sguinzaglia i propri uomini nelle strade del quartiere con l'ordine di fermare e portare via con ogni mezzo i sospetti. Ritchie, ragazzo italo-americano che gira per il Bronx vestito da punk e fa lo spogliarellista in locali a luci rosse, é amico di Vinny, sta con Ruby, ragazza di scarsa reputazione, e conduce una vita molto ambigua. Certi suoi comportamenti suscitano molte perplessità, al punto che i ragazzi del quartiere sono sicuri di aver trovato in lui il serial-killer e una sera lo aspettano fuori di casa per giustiziarlo. Anche Vinny, infine lasciato dalla moglie esasperata da tradimenti e false promesse, sta per parttecipare all'azione, quando arriva la notizia che il vero colpevole é stato arrestato: si tratta di un certo David Berkovitz, uomo grasso, solitario, chiamato da strane visioni alla catena di delitti. Tuttavia é troppo tardi: Ritchie viene duramente punito dagli 'amici'.
Valutazione Pastorale
Va ricordato che alla base della sceneggiatura ci sono autentici fatti di cronaca: l'estate del 1977 é quella in cui New York rimase per più giorni al buio, e durante l'assenza di corrente elettrica si scatenò una impressionante serie di atti vandalici soprattutto ad opera delle comunità afroamericane e ispaniche; sempre in quella estate un misterioso killer terrorizzò a lungo molti quartieri periferici della città. Su questo sfondo torbido e ribollente, Spike Lee ha calato, come di consueto, la propria inesauribile rabbia di uomo di colore non pacificato. Nel turgido copione confezionato dal regista, trovano spazio solo sproloqui verbali con accumulo di turpiloquio senza fine; dialoghi sovraeccitati come premessa a scontri tra le persone all'insegna dell'isterismo e dell'offesa; una stucchevole altalena tra azioni riprovevoli e pentimento, tra cinismo e pianto, tutti sempre falsi e stonati. La violenza sociale e psicologica (che certamente é presente a New York) cresce sul piano visivo senza tregua né senso di misura; la rappresentazione del degrado individuale e collettivo finisce per essere compiaciuta e poco credibile; l'eccesso per l'eccesso (con cadute nella pornografia)impedisce di cogliere i toni di satira amara e di denuncia che pure dovevano esserci. Ma sembra che a Spike Lee interessi solo scioccare: l'assenza di valori e l'ambiguità di situazioni e comportamenti diventano totali e privi di sfumature. Dal punto di vista pastorale, il film é da respingere: la sua provocazione continua spinge solo sul tasto della negatività che si risolve in un tono costantemente amorale.
UTILIZZAZIONE: il film é da escludere dalla programmazione ordinaria. Da evitare, o da usare con molta cautela e con opportuno materiale di supporto, anche in rassegne dedicate a Spike Lee.