SOUTH CENTRAL – ZONA A RISCHIO *

Valutazione
Accettabile-riserve, Realistico, Dibattiti
Tematica
Delinquenza minorile, Povertà-Emarginazione
Genere
Drammatico
Regia
Steve Anderson
Durata
100’
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
SOUTH CENTRAL
Distribuzione
Warner Bros Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Steve Anderson tratto dal libro “Crips” di Donald Bakeer
Musiche
Tim Truman
Montaggio
Steve Nevius

Sogg.: tratto dal libro “Crips” di Donald Bakeer - Scenegg.: Steve Anderson - Fotogr.: (panoramica/a colori) Charlie Lieberman - Mus.: Tim Truman - Montagg.: Steve Nevius - Dur.: 100’ - Produz. Janet Lang - William B. Steakley

Interpreti e ruoli

Glenn Plummer (Bobby), Bryon Keith Minns (Ray Ray), Carl Lumbl (Ali), Christan Coleman (Jimmie), Larita Shelby (Carole), Kevin Best (Genie Lamp), Ivory Ocean (Willie Manchester), Vickilyn Reynolds, Terrence Williams, Reginald T. Dorsey, Baldwin C.Sykes

Soggetto

nel miserabile quartiere nero di South Central, a Los Angeles, appena uscito da un anno di prigione, il giovane Bobby, che ha fondato con l’amico Ray Ray la banda dei Deuces, scopre che la moglie Carole gli ha dato un figlio, Jimmie, ma che è anche dedita all’eroina che le fornisce Genie Lamp, un losco spacciatore che rivaleggia coi Deuces per il monopolio della droga nel quartiere. Genie avvisa minacciosamente Bobby di non interferire nei suoi affari, ma i Deuces gli tendono un agguato e lo stesso Bobby lo uccide, su istigazione di Ray Ray. Arrestato, Bobby viene condannato per il delitto di Genie Lamp a dieci anni. Il piccolo Jimmie intanto cresce sotto le cure della madre che si prostituisce e di Ray Ray che lo addestra al furto, gli dà denaro e marijuana. Un “fratello” subnormale, Loco, rivela a Bobby che Ray Ray manda i ragazzi a spacciare e sfrutta anche suo figlio, che intanto, sorpreso a rubare una radio stereo dal furente proprietario, viene colpito alla schiena con una fucilata e ricoverato in ospedale. Bobby, sconvolto, rinnega i Deuces e si chiude in isolamento. Intanto, in ospedale, Jimmie conosce l’affetto sincero nella figura dell’infermiera Shelly, che restituisce il sorriso al ragazzo e lo fa socializzare con gli altri. Purtroppo il ragazzo deve andare al riformatorio, dove deve subito riprendere l’atteggiamento arrogante di prima per difendersi dagli altri. Frattanto Bobby, superata la prova per la libertà condizionata esce dal carcere e riesce, commuovendo il responsabile, a vedere il figlio, ma questi gli è chiaramente ostile e pensa solo ad uscire per vendicarsi di chi gli ha sparato. Jimmie evade e va da Ray Ray, il suo idolo, che fa rapire lo sparatore, Willie Manchester, per farlo ammazzare dal ragazzo immettendolo così in una spirale senza scampo: il padre, rintracciato il ragazzo, affronta in un drammatico scontro fisico ma soprattutto psicologico Ray Ray, il suo scherno e le resistenze del figlio, e offrendo la sua vita in cambio della salvezza morale del ragazzo lo commuove, e convince Ray Ray a lasciarlo andare insieme a Jimmie.

Valutazione Pastorale

il film affrontando il drammatico ed attualissimo tema della delinquenza giovanile nei ghetti delle grandi città si propone, con un linguaggio forse talora un po’ naïf, o semplicistico, ma sostanzialmente efficace, di descrivere il terreno in cui affondano le radici la delinquenza giovanile, la concomitante diffusione di droga, furto e prostituzione, ed in cui la violenza può esplodere da un momento all’altro nella rissa e nell’omicidio. Ma a differenza di pellicole simili, più attente al lato spettacolare della violenza, gestuale e verbale, con efferatezze e volgarità gratuite, qui si punta seriamente a lanciare un messaggio diverso, che faccia riflettere le platee giovanili, e che delinei con chiarezza che il fascino della trasgressione nasce soprattutto se l’ambiente familiare e sociale, dove i giovani emarginati crescono, non fornisce loro quella assistenza minima, materiale e morale, per modellarsi su esempi non fuorvianti. Molto importante appare la figura intermedia, ma esemplare, dell’infermiera che sa cogliere nel ragazzo quella gioia di vivere e di capacità d’amare che una madre nociva nel suo egoismo (addirittura non vuole assisterlo, in coma all’ospedale, perché “tanto lui dorme”) ed un padre assente perché in carcere non hanno saputo sviluppare.

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