STANNO TUTTI BENE

Valutazione
Accettabile-riserve, realistico
Tematica
Famiglia - genitori figli
Genere
Drammatico
Regia
Giuseppe Tornatore
Durata
125'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
STANNO TUTTI BENE
Distribuzione
Penta Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Giuseppe Tornatore, Tonino Guerra, Massimo De Rita Giuseppe Tornatore
Musiche
Ennio Morricone
Montaggio
Mario Morra

Orig.: Italia/Francia (1990) - Sogg.: Giuseppe Tornatore - Scenegg.: Giuseppe Tornatore, Tonino Guerra, Massimo De Rita - Fotogr.(Panoramica/a colori): Blasco Giurato - Mus.: Ennio Morricone - Montagg.: Mario Morra - Dur.: 125' - Produz.: Erre Produzione, Roma; Films Ariane, TF1 Production, Paris.

Interpreti e ruoli

Marcello Mastroianni (Matteo Scuro), Michele Morgan, Salvatore Cascio, Valeria Cavalli, Marino Cenna, Norma Martelli, Roberto Nobile, Matteo Lo Liparo, Mariangela Randazzo, Gaia Restivo.

Soggetto

Uomo di principi inderogabili vedovo e pensionato, Matteo Scuro è stato sempre attaccatissimo alla moglie Angela ed ai suoi cinque figli, da molto tempo lontani, nel Continente. Un giorno decide di fare un viaggio, lasciando la casa di Castelvetrano, per andarli a visitare, dato che non sono venuti in Sicilia per una vacanza collettiva. Ma il viaggio, partito da una spinta affettiva, si risolve in una collezione di delusioni. Si reca prima a Napoli dove gli dicono che il figlio Alvaro è in viaggio. Quindi a Roma da Canio, che immagina prossimo Deputato, mentre è solo un modesto funzionario di Partito, addetto ad un Parlamentare, cui fornisce dati e discorsi. Poi a Firenze incontra la cara Tosca che dovrebbe aver avuto successo come attrice (ma in realtà non è che una fotomodella che posa per la pubblicità di biancheria intima e, in più, ha un bambino di cui ignora la paternità). A Milano trova Guglielmo, già destinato alla grande musica, il quale suona la grancassa in un complesso sinfonico ed è insoddisfatto del suo lavoro. Infine a Torino s'incontra con Norma, che lui crede faccia parte dello staff dirigenziale della SIP mentre è solo una addetta ai telegrammi via telefono ed è in crisi coniugale. Quei figli (cui Matteo Scuro ha dato nomi altisonanti della lirica, della quale è da sempre appassionato, più tutto il proprio affetto) si sono dovuti accontentare del poco. Il peggio accade quando apprende da Canio e Guglielmo, convocati per una grande tavolata a cui loro soli si presentano, che Alvaro, che doveva aver vinto un viaggio-premio alle Maldive, è invece scomparso in mare mesi prima. Nessuno dei suoi fratelli ne ha informato il padre: ognuno vive alla meglio la propria vita, anche per non turbare la vecchiaia del genitore, ingenuo e isolato, che ha fatto il suo viaggio preceduto da un tam-tam telefonico dei suoi cari, che via via si passavano la parola d'ordine del silenzio e delle piccole e grandi menzogne. A parte il dolore e la cocente delusione, Matteo Scuro non potrà mai ammettere con gli altri quella che in fondo considera anche una sua personale e penosa sconfitta. Ritornato in Sicilia sulla tomba dell'adorata moglie sommessamente dice "Stanno tutti bene".

Valutazione Pastorale

Un film di notevole qualità, intenso e poetico quando al caso, ma anche ricco di notazioni briose ed umoristiche, in ogni modo denso di umanità. Tornatore ha una maniera semplice e quieta di raccontare, sa cogliere o creare finezze non comuni, ha il gusto della piccola gag garbata ed è sempre amabilmente affettuoso verso i suoi personaggi. La sua regia denota il talento; soggetto e sceneggiatura sollecitano emozioni sincere, alternate al piacere del divertimento. A parte la storia, vi sono momenti di bellissimo Cinema (il pallone di alghe verdi con i cinque bambini di Matteo pericolosamente pènduli sul mare) ed altre felicissime intuizioni registiche e stilistiche. La stessa delusione del viaggio, pur soffusa di mestizia da una tappa all'altra e dal susseguirsi di scoperte e momenti penosi, culminanti con l'annuncio tardivo della scomparsa del figlio prediletto, non si traduce per Matteo in amari piagnistei senili, nè in rampogne. Rifugiandosi teneramente nelle immagini infantili di quei cinque figli non cattivi, ma di scarsa fortuna e diventati tiepidi e menzogneri, l'uomo rientra nel suo guscio e nella solitudine, sempre "parlando" alla moglie che amava. Qui la storia (e lo stesso smalto del film) sono un po' appannati da qualche ascendenza di natura letteraria e svelano le radici di quella "sicilianità" che caratterizza l'opera di Tornatore (ad esempio l'assillo che i figli debbano ad ogni costo primeggiare e diventare quanto di meglio possibile, ad majorem gloriam dei padri in primo luogo), con qualche conseguente verbosità espressiva. Positiva e convincente la prestazione degli interpreti soprattutto quella di Marcello Mastroianni un uomo stupito e deluso ma alla fine melanconicamente rassegnato ad un bilancio fallimentare.

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