Orig.: Stati Uniti (1997) - Sogg.: Miguel Arteta, Matthew Greenfield - Scenegg.: Miguel Arteta - Fotogr.(Normale /a colori): Chuy Chavez - Mus.: Lysa Flores - Montagg.: Jeff Betancourt, Tom McArdle, Tony Selzer - Dur.: 90' - Produz.: Matthew Greenfield.
Interpreti e ruoli
Douglas Spain (Carlos), Efrain Figueroa (Pepe), Kandeyce Jorden, Martha Velez, Annette Murphy, Vincent Chandler, Al Vicente.
Soggetto
Carlos, diciotto anni, vive con la famiglia negli ambienti degli immigrati messicani a Los Angeles. Il suo sogno è diventare una star di Hollywood, e per questo il padre Pepe lo piazza all'angolo di una strada, dove insieme a tanti altri vende le 'star maps', opuscoli con gli indirizzi delle ville dei divi: tutti sanno che si tratta di una copertura, i ragazzi agli angoli salgono sulle macchine di uomini e donne per offrire prestazioni sessuali. Carlos si adatta alla situazione, e un giorno fa da compagnia a Jennifer, attrice di una certa fama, che promette di dargli un ruolo di comparsa nel serial che sta girando. Felice per questa inattesa opportunità, Carlos va avanti nel proprio 'lavoro', solo aspettando quel momento tanto atteso e continuando ad avere forti contrasti con il padre. Arriva la mattina stabilita. A casa ci sono Pancho, il fratello più grande ma minorato, e la mamma che, in preda ad una depressione progressiva, ingerisce vitamine e muore. Arrivato negli studi, Carlos si sente dire che la sua parte non c'é più perché il produttore é cambiato. Incredulo, protesta con forza, e Jennifer gli dice che riavrà il ruolo. A quel punto Carlos vede il padre che, sbeffeggiandolo, gli fa capire di avergli soffiato il posto. Infuriato, lo picchia selvaggiamente. A casa la sorella Maria ha trovato la mamma morta. Carlos esce dallo studio televisivo, vede il padre ricoverato sull'ambulanza e comincia a camminare stordito.
Valutazione Pastorale
A voler partire dalle buone intenzioni, si potrebbe dire che il film voleva proporre il ritratto, iritante forse ma anche estremamente amaro, di una fetta di società periferica californiana: quella degli immigrati messicani che, al pari di altri gruppi etnici, si lasciano travolgere dalla illusione dello spettacolo, del successo, dei soldi e a questa sacrificano tutto il resto, a cominciare dalla famiglia. Se però é vero che le buone intenzioni non bastano a fare un buon film, le cose vanno ancora peggio quando queste buone intenzioni non sono tali, bensì il solito, finto pretesto per dare il via ad una serie di situazioni tutte costruite sui toni pruriginosi per sviare su questi l'attenzione dello spettatore. L'insistenza nel mostrare perversioni di vario tipo, la banalità dei dialoghi, una certa retorica nell'ammiccare al fatalismo di certe azioni fanno passare in secondo piano l'ipotesi del film-denuncia, o del racconto di taglio sociologico. Siamo invece di fronte ad un fasullo dramma con cadute in compiaciuti versanti melodrammatici. Se a questo si aggiunge la inevitabile 'normalità' con cui sono proposti modelli di vita certo non esemplari, si deve concludere che il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come inaccettabile per la costante e totale negatività.
UTILIZZAZIONE: l'utilizzazione é da evitare sia in programmazione ordinaria sia in altre circostanze.