Film in distribuzione sulla piattaforma Apple TV+
Interpreti e ruoli
Michael J.Fox (Se stesso), Tracy Pollan (Se stessa)
Soggetto
Il documentario ripercorre la vita, la carriera e il faccia a faccia con la malattia di Michael J. Fox.
Valutazione Pastorale
Un’icona della commedia hollywoodiana anni ’80 allo specchio. È Michael J. Fox, attore della trilogia cult “Ritorno al futuro” (“Back to the Future”, 1985-90) di Robert Zemeckis come pure della sit-com “Casa Keaton” (“Family Ties”, 1982-89), che ha deciso di raccontarsi a tuttotondo in un documentario targato Apple TV+. Parliamo di “Still” diretto dal premio Oscar Davis Guggenheim (“Una scomoda verità”, 2006), che ci porta a ripercorrere ascesa, carriera e ruoli che hanno reso memorabile il giovane talento che ha incarnato il sogno americano, colui che da una condizione modesta è riuscito a sfondare nell’industria dei sogni a stelle e strisce diventando il popolare volto di commedie in vetta al botteghino. Oltre all’inossidabile “Ritorno al futuro”, sono da ricordare “Voglia di vincere. Teen Wolf” (1985) di Rod Daniel, “Doc Hollywood” (1991) di Michael Caton-Jones, “Amore con interessi” (1993) di Barry Sonnenfeld e in “Il presidente. Una storia d’amore” (1995) di Rob Reiner. Negli stessi anni gira anche il dramma bellico “Vittime di guerra” (1989) di Brian De Palma.
Idolo di un pubblico di ragazzi, ma non solo, principalmente per il ruolo di Marty McFly alle prese con le strampalate invenzioni del suo amico “Doc”, Emmett Brown (Christopher Lloyd), anche nella vita privata Michael J. Fox sembrava non sbagliare un colpo: sul set di “Casa Keaton” conosce la collega Tracy Pollan, che sposa e con la quale ha quattro figli. Insomma, il sogno americano in tutti i sensi. Peccato che all’età di 29 anni Michael J. Fox abbia dovuto fronteggiare una diagnosi medica spiazzante: Parkinson precoce. Un buco nero, che inizialmente ha tenuto solo per sé, aggrappandosi al lavoro e alla bottiglia. Giunto a un vicolo cieco, l’attore con l’aiuto della sua famiglia ha fatto pulizia e ha affrontato pubblicamente il problema: nel 1998 ha raccontato ai media il suo calvario, scendendo in campo per sostenere la ricerca scientifica sulla malattia. Il documentario “Still” di Guggenheim ci aiuta a ripercorrere tutto questo, alternando un’intensa intervista oggi a Michael J. Fox con immagini di repertorio tra set e dietro le quinte. Da rimarcare è proprio lo stile dell’intervista: l’attore si è messo in racconto con grande sincerità e naturalezza, mostrando tutto di sé, comprese la difficoltà nel camminare, le cadute, le sessioni di fisioterapia o di logopedia, il modo per tenere a freno i tremori. Uno sguardo ravvicinato, onesto, ma anche profondamente luminoso e autoironico.
Michael J. Fox ha dimostrato ancora una volta la sua grandezza: poteva essere messo all’angolo, anzi al tappeto, dal male, ma al contrario ha mostrato con resilienza e dignità il suo essere protagonista anche in questo nuovo racconto. Non una narrazione strappalacrime ed emotivamente ricattatoria, bensì il ritratto schietto di una condizione di affanno, di disabilità indotta dalla malattia, mettendo però in primo piano l’uomo, il suo vivere comunque un’esistenza in pienezza accanto a una famiglia presente e avvolgente. Un racconto intessuto di un senso di libertà e di fiducia, al di là della patologia: la storia di un uomo straordinario, sul set e nella vita di tutti i giorni. “Still” è un documentario da non lasciarsi sfuggire, acuto ed emozionante.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte occasioni di dibattito. In presenza di minori è bene prevedere l'accompagnamento di adulti ed educatori che aiutino ad approfondire i temi trattati.