STREGHE VERSO NORD

Valutazione
Inconsistente, velleitario
Tematica
Letteratura
Genere
Commedia
Regia
Giovanni Veronesi
Durata
100'
Anno di uscita
2001
Nazionalità
Italia
Distribuzione
Medusa Film
Musiche
Mysto
Montaggio
Alessio Doglione

Orig.: Italia (2001) - Sogg. e scenegg.: Sandro Veronesi, Massimiliano Governi, Giovanni Veronesi - Fotogr.(Scope/a colori): Tani Canevari - Mus.: Mysto - Montagg.: Alessio Doglione - Dur.: 100' - Produz.: Vittorio Cecchi Gori.

Interpreti e ruoli

Teo Mammuccari (Teo Sellari), Emmanuelle Seigner (Sofie), Paul Sorvino (Gallio De Dominicis), Daniele Lotti (Paolo Sellari), Valeria Cavalli (la segretaria di Gallio), Bianca Guaccero (Selvaggia), Gerard Depardieu (se stesso), Vittorio Amandola

Soggetto

Teo vorrebbe pubblicare un libro, ma arriva l'amico Gallio, più anziano di lui, e gli dice che il loro compito è quello di essere 'disinnescatori di streghe', una specie pericolosa ancora molto diffusa. Trasferitosi in una casa all'EUR, Teo comincia un periodo di addestramento. Un giorno torna a Roma Paolo, fratello di Teo, e i due si incontrano. Teo è segretamente innamorato di Sofie, moglie di Paolo. Dopo alcune disavventure relative al pedinamento e al disinnescamento di un'attrice, Teo deve fare i conti con una amara verità: Sofie, che di professione é avvocato divorzista, é anche una strega, e del tipo più pericoloso. Invitato a cena nella loro villa, Teo aspetta il momento opportuno. Poi colpisce Sofie secondo le modalità imparate durante le lezioni, e la ragazza sembra essere guarita. E ora ecco Teo finalmente al mare. Si tuffa e, nella competizione che si sta svolgendo, fa vincere la barchetta di Gallio.

Valutazione Pastorale

E' probabilmente difficile trovare un film al pari di questo confuso e inconcludente. La storiella, che cerca di attualizzare in vecchio canovaccio della presenza delle streghe nella vita quotidiana, non si solleva mai da una costante incapacità a far venire fuori qualche motivo di interesse. Latitano comicità, umorismo, toni grotteschi o ironici. Il diagramma del racconto segna una linea sempre piatta, sulla quale corrono luoghi comuni, battute scadenti, mancanza di ritmo. Si arriva alla fine senza capire che cosa si è visto, o che cosa la storia voleva riferirci. L'impresione è quella di un prodotto tirato via, e realizzato senza troppa cura. Dal punto di vista pastorale, il film non può che essere collocato nella valutazione dell'inconsistente, definendolo in più come velleitario.

Utilizzazione

Il film è troppo debole e modesto per una utilizzazione in programmazione ordinaria. Del resto non si vedono altre possibili forme di proposta.

Le altre valutazioni

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