Orig.: Italia (2012) - Sogg.: ispirato ai quattro Vangeli - Scenegg.: Giovanni Columbu, Michele Columbu - Fotogr.(Normale/a colori): Massimo Foletti, Uliano Lucas, Francisco Della Chiesa, Leone Orfeo - Mus.: brani vari - Montagg.: Giovanni Columbu - Dur.: 80' - Produz.: Giovanni Columbu per Luches Film in collaborazione con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Fiorenzo Mattu (Gesù), Pietrina Menneas (Maria), Tonino Murgia (Caifa), Paolo Pilonca (Pilato), Antonio Forma (Giuda), Luca Todde (Pietro), Giovanni Frau (Giovanni), Bruno Petretto (Giuseppe di Arimatea), Ignazio Pani (ladrone), Carlo Sannais (ladrone)
Soggetto
La Passione di Gesù, raccontata avendo come riferimento i Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
Valutazione Pastorale
Forse, quando si parla di attualità del Messaggio e della sua dimensione metastorica (al di là dei confini del tempo), dovremo da oggi cominciare e pensare a questo titolo. Se Pier Paolo Pasolini (Il Vangelo secondo Matteo, 1964) ha riscritto le coordinate della Passione con un fascino poetico e profondo, inscindibile tuttavia da meditate suggestioni letterarie e artistiche (il suo cinema 'in prosa'), e Franco Zeffirelli ha composto nel 1976 un diario commovente e consolatorio del Calvario, oggi Columbu si avvia lungo un percorso differente, rovescia i termini della messa in scena, rinuncia a scegliere tra modernità e tradizione, si fa punto di incontro del dipanarsi di un grande Mistero. L'ambiente è una Sardegna aspra e pietrosa, la lingua è un dialetto sardo quasi incomprensibile eppure supportato da vocalità nascoste, le parole sono ridotte al minimo, la musica si fa spesso opportuno silenzio. Parlano gli occhi, i volti, la pelle rugosa e sofferta, le lacrime di un dolore inafferrabile, i gesti disperati e insieme misurati, composti, trattenuti. Parla la capacità di dire che un innocente si sta sacrificando per le colpe di tutti, che la sua morte non sarà invano. Nelle immagini del regista, il racconto si fa scabra e scarnificata rappresentazione di un dramma universale, diventa resoconto di una umanità che diventa divina nella sopportazione del dolore, nella certezza di un ritorno dopo la morte. La Resurrezione, appena accennata, è di grande intensità e offre la misura migliore di una regia che rifrange e riverbera la figura di Cristo nelle mille 'figurae Christi' che si muovono tra le rocce e i boschi. L'approccio ai testi evangelici è del tutto rispettoso, la cornice fatta di elementi naturali veri e realistici (vento, luce, alberi) affianca una fotografia che costeggia esempi del seicento spagnolo e suggestioni caravaggesche. Parole e sguardo creano un humus profondamente spirituale, dicono che un cinema religioso oggi esiste, affidato a coraggio, lucidità, capacità di uscire dal convenzionale. Magari tra provocazioni sul piano espressivo e rischi su quello commerciale. Ma altrimenti che Vangelo sarebbe? Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte occasioni successive, come avvio alla riflessione sul rapporto cinema/religione. Da proporre anche in contesti didattici, scolastici, scuole di cinema.