Sogg. e Scenegg.: Juzo Itami - Fotogr.: (panoramica/a colori), Yukio Inoue - Mus: Hiroshi Koizumi, Kunihito Murai - Montagg.: Akira Suzuki - Dur.: 98' - Produz.: Itami Productions
Interpreti e ruoli
Tsutomu Yamazaki (Goro), Nobuko Miyamoto (Tampopo), Koji Yakusho (Gun), Ken Wàtanabe (Pisken), Bikiya Yasuoka (Shoel), Kinzo Sakura (Tabo), Mampei Ikeuchi, Yoshi Kato
Soggetto
due camionisti, Goro e il giovane aiutante, affamati si fermano in un piccolo locale dove la proprietaria-cuoca, Tampopo, si affanna per tirare avanti con i pochi clienti. Lei, vedova con un figlio che non riesce a trovare amici, non è aiutata da nessuno: anzi un suo spasimante, Pisken, le crea pure dei problemi. Goro decide di darle una mano a migliorare la situazione, le insegna come cucinare una succulenta zuppa di spaghetti, a presentarsi in modo più accattivante al pubblico, a rimodernare il locale. In quest'ultima impresa chiede ed ottiene l'aiuto di Pisken, di un autista-cuoco, di un riccone, di un maestro della cucina e di altre persone, poichè il cibo è una componente importante della vita; saperlo preparare ed assaporare con le dovute maniere è una cosa di cui non si può fare a meno. Lo sanno alcuni uomini d'affari: alcune educande con la loro insegnante; un uomo che nonostante un forte mai di denti mangia il suo piatto preferito: un vecchietto che, incurante della propria salute precaria, mangia a volontà e rischia di morire soffocato; un'anziana signora che rischia l'arresto in un supermercato per la sua mania di tastare ogni prodotto; un marito che costringe la moglie moribonda a preparare per lui e i figli la cena con la quale poi si conforteranno dopo la morte della poveretta. La trasformazione di Tampopo è quasi ultimata: Goro le è sempre più vicino, la donna ha acquistato sicurezza ed il suo locale è rifiorito e pieno di gente. La sua zuppa è formidabile; anche il figlio ha trovato amici simpatici e disponibili. L'opera di Goro è finita; può tornare al suo lavoro, lasciando Tampopo alla sua fiorente attività.
Valutazione Pastorale
è un film originale ed insolito: il nesso tra cibo e vitalità è ripetuto ossessivamente; tutto è presentato con garbo e con alcune sottigliezze psicologiche tipiche del clima orientale. Appare discretamente ma chiaramente l'erotismo sotto il rito del cibarsi che è quasi un'arte che segue certe regole. L'eroe, che richiama i protagonisti del western americano e che decide di salvare Tampopo è quasi patetico nella sua opera scrupolosa di maestro paziente, energico ed incoraggiante ma che alla fine si ritira dopo aver completato la sua opera incurante dei propri sentimenti. Nel film sono messi in evidenza diversi aspetti positivi: la solidarietà che trova Tampopo tra persone dapprima nemiche e poi unite fra loro più che mai; c'è poi da rilevare uno splendido accompagnamento musicale che sottolinea in modo molto bello questi ambienti e certe atmosfere. Si potrebbe ravvisare l'eccessivo rilievo dato al cibo quasi fosse un valore fondamentale, quasi un'assolutizzazione di un bene relativo secondo un'etica epicurea. La storia volutamente provocatoria e di non facile lettura presenta qualche volta aspetti di provvisorietà, situazioni non troppo convincenti e decisamente scabrose sia pur brevi.