Orig.: Francia (2001) - Sogg.: Yolande Zauberman - Scenegg.: Laurent Chouchan, Etienne Chatiliez - Fotogr.(Panoramica/a colori): Philippe Welt - Mus.: Pascal Andreacchio - Montagg.: Catherine Renault - Dur.: 110' - Produz.: Charles Gassot.
Interpreti e ruoli
Andrè Dussolier (Paul Guetz), Sabine Azema . (Edith Guetz), Eric Berger (Tanguy Guetz), Helene Duc . (la nonna)
Soggetto
Tanguy é un ragazzo di 28 anni, in procinto di laurearsi, parla il cinese e il giapponese ed ha una passione per la filosofia orientale. Conduce la sua vita in tranquillità con i genitori e non ha intenzione di andare via da casa almeno fino a dopo la tesi, cosa che dovrebbe aprirgli le porte di un lavoro a Pechino. Quando manca un mese alla sospirata laurea, Tanguy comunica ai genitori di aver deciso di rinviare tutto di un anno e mezzo per evitare di rovinare il lavoro svolto con la fretta. Il padre prende la cosa con apparente tranquillità, ma la madre comincia ad essere infastidita da questo figlio che ingombra in casa e toglie a loro qualunque possibile momento di intimità. Tanguy non si decide, neanche con la propria ragazza e così si diverte a portare a casa conoscenze occasionali che ospita per la notte e presenta ai genitori la mattina dopo a colazione. Quando non sopporta più la situazione, Edith, la madre, decide che il figlio deve in qualche modo spinto ad andare via. Così inizia a carico di Tanguy una serie di dispetti che dovrebbero indurlo ad uscire di casa. In effetti Tanguy ci prova, va in un appartamentino, ma vi resta poco: si sente male, accusa dolori, e ottiene di tornare a casa. Paul, su consigliod el giudice, sta per assoldare due malviventi per far picchiare il figlio. Ma prima che questo accada, Tanguy decide di andarsene a Pechino. Dopo qualche tempo i genitori vanno a trovarlo. Lui ora è indipendente, anche nel poco spazio di cui dispone, e sta per diventare padre.
Valutazione Pastorale
Muovendosi sul prevalente registro del grottesco, il film affronta in modo preciso e misurato un tema sicuramente attuale, anche in Italia: si parla del rischio che i giovani, impauriti dall'idea di crescere, rimangano a lungo legati ai genitori e non lascino il nido domestico. Siano motivazioni di carattere economico o altre di natura personale, bisogna fare i conti con questa fascia giovanile che mette in atto una stridente contraddizione: la loro autonomia é cercata e realizzata all'interno delle comode pareti familiari che sarebbe un peccato lasciare per chissà quali alternative. Forse il copione esagera quando descrive gli espedienti che i genitori inventano per infastidire Tanguy, ma tali esagerazioni trovano giustificazione anche nella messa alla berlina di certi aspetti della famiglia, in questo caso quella francese. Altrettanto importante risulta infatti, nella economia del racconto, la rappresentazione del mondo adulto: sono due genitori che vogliono continuare a fare i 'ragazzini'. Insomma il mito sessantottino della trasgressione (emanciparsi e combattere per la propria libertà, andando via di casa e conquistando la propria indipendenza) si è trasformato nella trasgressione di rimanere a casa, viziati e coccolati. I ruoli si possono invertire, purchè alla base restino rispetto e fiducia reciproci. Un sorriso insomma è il tramite per trattare in modo non serioso un tema certamente serio. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come accettabile, evidenziando qualche riserva per qualche passaggio e situazione troppo leggermente descritti, e da indicare come problematico, perché i nodi che tocca sono reali, veri e utili per una riflessione.
UTILIZZAZIONE: nel suo tono di commedia leggera, il film é da utilizzare in programmazione ordinaria. Da recuperare per chi voglia affronate alcuni aspetti dell'argomento 'genitori/figli' in modo non impegnativo né difficile.