Orig.: Italia/Spagna/Cile (1999) - Sogg.: tratto dal libro omonimo di Francisco Coloane - Scenegg.: Luis Sepulveda, Miguel Littin in collaborazione con Tonino Guerra - Fotogr.(Scope/a colori): Giuseppe Lanci - Mus.: Angel Parra, Milladoro - Montagg.: Ernest Blasi - Dur.: 103' - Produz.: Surf Film (Italia), Castelao Productions (Spagna), Buenaventura Films (Cile).
Interpreti e ruoli
Jorge Perugorrìa (Julius Popper), Ornella Muti (Armenia), Claudio Santamaria (Spiro), Nancho Novo (Silveira), Nelson Villagra (Novak), Alvaro Rudolphy (Schaeffer), Tamara Acosta (Elisa), Uxia Blanco . (madre di Silveira)
Soggetto
Julius Popper, che si dichiara ingegnere rumeno, arriva in Patagonia e dichiara di essere inviato a prendere possesso della Terra del fuoco in nome di Carmen Sylba regina di Romania. E' il 1860, e da qualche anno é cominciata la caccia all'oro. Per raggiungere l'obiettivo fissato, Julius mette insieme un esercito cui fa grandi promesse, di denaro, di gloria, di uguaglianza. Intorno a lui ci sono Spiro, un avventuriero italiano indeciso sul futuro; Schaeffer, un tedesco pronto a cambiare bandiera; Novak, un sergente austriaco nominato capo militare dell'esercito; Silverira, un disperato gallego dedito solo al suono della cornamusa. E poi Armenia, bellissima prostituta, ed Elisa, una ragazza indigena, così chiamata dal soldato che l'aveva fatta prigioniera e ora voleva liberarla. Popper vuole instaurare la libertà, ma gli indios si difendono, contrattaccano, uccidono. L'esercito li insegue, ne ammazza molti, ma l'obiettivo dell'oro appare sempre più lontano. La delusione crea contrasti. Novak e Spiro si alleano contro Popper. Questi attacca un paese degli indios, vi si insedia. La sera c'é una festa. Nell'entusiasmo e nella confusione, arriva un uomo, si avvicina a Popper e lo accoltella.
Valutazione Pastorale
Personaggio vero o finto? Un avventuriero, un folle, un guerriero desideroso solo di potere e di sangue? Storia e leggenda si incontrano e si annullano nel raccontare di Julius Popper e della sua impresa. Francisco Coloane ha scritto il libro "Terra del fuoco", dal quale lo stesso Littin e Luis Sepùlveda hanno tratto una sceneggiatura che vede la collaborazione anche di Tonino Guerra. Regista cileno, Littin faceva negli anni '70 un cinema di forte impatto visivo ed emotivo, tutto ideologico e manicheo ma anche motivato dalla situazione socio-politica del periodo. Rimanere legato a quegli schemi vuol dire non essere più in sintonia con la realtà e l'attualità. L'intenzione é ancora una volta quella di dare corpo ad un ballata popolare, ad una sorta di western sudamericano: Julius é l'eroe senza passato che porta speranza per il futuro; é l'utopista che proclama l'impossibile uguaglianza tra gli uomini; é il tiranno che rimane vittima del proprio potere. Chiusa in un percorso sempre troppo didascalico, la metafora non convince, risulta sbiadita e poco interessante. Resta il taglio drammatico: ma anche qui sono da registrare l'eccesso di enfasi, il tono declamatorio, il non felice utilizzo dei luoghi e dei panorami. Nel raccontare una vicenda di violenza e di sopraffazione, Littin qualche spunto lo offre (i 'civili' e gli 'incivili'; l'oro che offusca la mente;l'inganno delle parole): ma tutto é slegato, frammentario, incompiuto. E, soprattutto, vecchio, appesantito, poco originale. Dal punto di vista pastorale, questo si traduce nella constatazione che anche l'attenzione ai possibili valori della vicenda é confusa e irrisolta: il film é da valutare come discutibile, segnalandone le frequenti crudezze sul piano visivo.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza dei minori. E' forse più opportuno recuperarlo in situazioni mirate, come spunto per parlare di cinema sudamericano, dei rapporti con la letteratura, il folklore, la storia di quei Paesi.