La serie tv è in distribuzione sulla piattaforma Disney+, nella sezione Star
Interpreti e ruoli
Jeremy Allen White (Carmen “Carmy” Berzatto), Ebon Moss Bachrach (Richard "Richie" Jerimovich), Ayo Edebiri (Sydney Adamu), Abby Elliott (Natalie "Sugar" Berzatto), Lionel Boyce (Marcus), Liza Colon Zayas (Tina), Edwin Lee Gibson (Ebraheim), Matty Matheson (Neil Fak)
Soggetto
Chicago oggi, Carmen – detto Carmy – Berzatto è uno chef trentenne che si è fatto una buona reputazione nell’ambiente. Dopo il suicidio del fratello maggiore, Carmy accetta di occuparsi del locale di famiglia, The Original Beef of Chicagoland, un “diner” che unisce trazione a stelle e strisce, street food e cucina italiana...
Valutazione Pastorale
È una delle rivelazioni di questo autunno: la serie FX “The Bear”, proposta dalla piattaforma Disney+. Un dramma esistenziale che esplora crepe familiari e sociali, raccontando il microcosmo di un ristorante di Chicago che si arrabatta per la salvezza. A ideare la serie è Christopher Storer (“Ramy”), che ha incassato già l’approvazione per sviluppare una seconda stagione dopo l’accoglienza positiva del debutto.
La storia. Chicago oggi, Carmen – detto Carmy – Berzatto (Jeremy Allen White) è uno chef trentenne che si è fatto una buona reputazione nell’ambiente. Dopo il suicidio del fratello maggiore, Carmy accetta di occuparsi del locale di famiglia, The Original Beef of Chicagoland, un “diner” che unisce trazione a stelle e strisce, street food e cucina italiana. La situazione cui si trova davanti è però sconfortante: una lunga lista di debiti e una gestione improvvisata da parte del cugino Richie (Ebon Moss-Bachrach), nonché personale recalcitrante a suggerimenti e regole. Ancora, la sorella Natalie (Abby Elliott) lo tallona affinché veda da gruppo di auto-aiuto per elaborare i traumi del passato e soprattutto la morte tragica del fratello.
“The Bear” (8 episodi da circa 30’) è una serie che lascia il segno, per come affronta i temi in campo, ma soprattutto per lo stile visivo-narrativo. La regia è concitata, “sporca”, abile nell’alternare realismo e raccordi onirici, vere e proprie allucinazioni, quelle di Carmy. Tutto corre lungo la linea di confine tra cucina e famiglia, arte culinaria e ricordi di piatti preparati in casa. Una narrazione martellante e disordinata, densa però di pathos, che ricorda non poco il “Whiplash” (2014) di Damine Chazelle, quei quadri visivi lirici e violenti.
Accanto all’alternanza di tormenti e lampi di genio di Carmy, trovano posto nel racconto le vicissitudini personali dei dipendenti del locale, dal cugino Richie alla giovane sous chef Sidney (Ayo Edebiri). A ben vedere, il loro vissuto non viene declinato in maniera lineare, chiara: sono frammenti di esistenze, fatte di cicatrici e pagine di tenerezza. “The Bear” si rivela un puzzle dell’anima che trova (parziale) completezza solo nel finale, dove la cucina smette di essere una trincea per farsi spazio che accoglie, cura e apre al cambiamento. Un luogo che assume più declinazioni e significati, che si accordano anche alle tensioni e sfide emotive cui sono chiamati i personaggi. “The Bear” è una serie livida e luminosa, che non passa inosservata. Complessa, problematica, per dibattiti.
Utilizzazione
La serie Tv mette a tema il mondo dei fornelli, il lavoro nel settore della ristorazione oggi, come pure le dinamiche familiari, il dolore e la morte. Adatta a un pubblico adulto e di adolescenti accompagnati