Orig.: Stati Uniti (2003) - Sogg. e scenegg.: Peter Guralnik - Fotogr.(Normale/a colori): Arthur Jafa, Lisa Rinzler - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: David Tedeschi, Sam Pollard - Dur.: 83' - Produz.: Sam Pollard, Daphne A. McWilliams.
Soggetto
Dai campi di cotone e dai locali con juke box del delta del Mississippi prende il via un viaggio alla scoperta della radici del blues. Interpretazioni originali (tra cui quelle di Ali Farfa Tourè, Salif Keita, Habib Koité, Taj Majal, Crey Harris, Othar Turner) si alternano a immagini di repertorio, alcune molto rare, e a testimonianze su personaggi importanti. Dagli Stati Uniti lo scenario si sposta poi in Africa, sulle sponde del fiume Niger in Mali. Qui, attraverso alcune interviste, si cerca di andare all'origine del blues, alla ricerca di quelle radici che trovano nei territori africani l'unica identificazione possibile.
Valutazione Pastorale
Questo, intitolato "Dal Mali al Mississippi", é il primo di una serie di sette film che intendono catturare l'essenza del blues, andando alla ricerca dei modi e dei tempi attraverso i quali questa forma musicale è diventata così importante negli Stati Uniti ma anche in tante parti del mondo. A guidare tutta l'operazione come produttore esecutivo é Martin Scorsese, il quale si è inoltre riservato la regia di questo primo episodio, coinvolgendo nei successivi nomi quali Wim Wenders, Mike Figgis, Clint Eastwood e altri. Il viaggio dunque parte puntando il più possibile sulla ricostruzione storico-sociale dell'America primo Novecento: illustrazioni, ritagli di giornale, registrazioni sonore un po' gracchianti ma preziose. Dagli Stati Uniti all'Africa (o viceversa) Scorsese compone un reportage di alto livello, un lavoro dai toni antropologici profondi e serrati. La nascita del blues risalta quindi come una esigenza di identità: la musica come identificazione attraverso l'espressione di un concetto di amore. Alcuni interventi di cultori africani della materia sono fitti, serrati, incisivi, forse tendenti a restringere troppo le linee territoriali dello sviluppo della musica e quindi correndo il rischio di una chiusura sotto il profilo etnico-tradizionale. L'operazione di Scorsese però parte sotto i migliori auspici, ammantando le immagini di poesia della negritudine, tra sofferenze, dolore e memoria. Il film é di notevole interesse e, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, e certamente problematico.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si indirizza a occasioni mirate, come proposta del tutto particolare, che (oltre ai temi indicati) riporta l'attenzione sull'importanza del documentario cinematografico come forma espressiva di notevoli potenzialità.