Orig.: Germania/Israele (2013) - Sogg.: tratto dal libro "Il congresso futurista" di Stanislav Lem - Scenegg.: Ari Folman - Fotogr.(Panoramica/a colori): Michael Englert - Mus.: Max Richter - Montagg.: Nili Feller - Dur.: 122' - Produz.: Bridgit Folman Film Gang, Pandora Film.
Interpreti e ruoli
Robin Wright (se stessa), Harvey Keitel (Al), Jon Hamm (Dylan), Paul Giamatti (dr. Baker), Kodi Smit McPhee (Aaron), Danny Huston (Jeff), Sarah Sami Gayle (Sarah), Micahel Stahi David (Steve), Michael Landes (Maxi), Sarah Shani . (Michelle)
Soggetto
Robin Wright, che interpreta se stessa, reduce da un periodo di forte crisi professionale, accetta l'offerta di vendere la propria identità cinematografica: verrà scansionata e di lei verrà creato un campione virtuale in modo che lo Studio possa utilizzare la sua immagine a piacimento in qualsiasi tipo di film hollywoodiano, anche quelli più commerciali da lei spesso in passato rifiutati. In cambio Robin riceve una grossa somma di denaro e, soprattutto, lo Studio promette di mantenere lo stesso alias digitale inalterato, ossia per sempre giovane in ogni film successivo. Il contratto ha validità pet venti anni. Trascorso questo periodo, ecco Robin catapultata in un mondo animato dove fa i conti con le tribolazioni connesse al suo stato e alle conseguenze del rapporto con i figli.
Valutazione Pastorale
Ari Folman ha diretto documentari, serie tv e un paio di LM prima di imporsi all'attenzione internazionale nel 2008 con "Valzer con Bashir": tratto da una storia vera, racconta la ricerca dei tasselli mancanti, nella memoria del regista, dei giorni della guerra in Libano a metà degli anni '80, il tutto rivisto e riletto dentro un film d'animazione carico di tensione e suggestione. Lo si ricorda, perché anche ora Folman prosegue sulla strada dell'animazione, con una modalità però più sfaccettata ed enigmatica. Il punto di partenza è "Il congresso futurista", romanzo scritto nel 1973 dal polacco Stanislaw Lem (nato a Leopoli oggi Ucraina, suo è anche "Solaris", 1961, che ha ispirato Tarkowsky); in sede di sceneggiatura, Folman vi lavora per comporre una storia a due facce. Nella prima c'è Robin Wright, al bivio della difficile decisione se vendere o no la propria immagine di attrice. Nella seconda c'è lo scontro frontale tra la donna, la mamma e la realtà nella quale è precipitata e che non controlla più. La metafora del racconto è tanto semplice quanto fascinosa: la tecnologia è il diavolo tentatore dei nostri giorni, chi cede alle lusinghe dell'eternità sarà inevitabilmente dannato. Il paradosso è che, proprio quando diventa semplice, la chiarezza si trasforma in nebuloso incontro di suggestioni filosofiche, di vorticoso andirivieni tra vita e morte, tra luoghi terreni e ultraterreni. La rappresentazione di un mondo fatto di figure vaganti, di sentimenti sfuggenti, di colori che incrociano del kitsch è affidata ad un visionarietà spesso bella e al limite dell'angoscioso, talvolta però alquanto stucchevole e narrativamente fuori misura. Sul cinema che mangia se stesso, sul compromesso come scelta estrema, sul ruolo dell'attore come perdità di libero arbitrio e della propria fisicità, ci sono molti stimoli emotivi e molti spunti di riflessione. Ne esce un film contaminato, consumato dal male di essere cinema, dalla paura del futuro. Un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e in successive occasioni come avvio alla riflessione sui molti temi che affronta e suscita. Qualche attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.