La miniserie è in distribuzione sulla piattaforma Netflix
Interpreti e ruoli
Kevin Guthrie (Fergus Suter), Edward Holcroft (Arthur Kinnaird), Charlotte Hope (Margaret Alma Kinnaird), Niamh Walsh (Martha Almond), Craig Parkinson (James Walsh), James Harkness (Jimmy Love), Ben Batt (John Cartwright), Henry Lloyd-Hughes (Alfred Lyttelton), Daniel Ings (Francis Marindin), Kerrie Hayes (Doris Platt), Gerard Kearns (Tommy Marshall)
Soggetto
Inghilterra 1879, i dominatori del circuito di calcio sono quasi sempre gli Old Etonians, club esclusivo di un gruppo di ricchi che influenzano anche le regole del gioco nel Paese. Capitano è il rampollo Arthur Kinnaird, dagli ideali solidi ma distratto dai problemi reali della gente. Tutto cambia con l’incontro-scontro con il team Darwen FC, capitanato dalla giovane promessa scozzese Fergus Suter e composto da lavoratori nella fabbrica tessile guidata dal rivoluzionario James Walsh. Accanto a questa rivalità sul campo sportivo, i segnali di un mondo che sta cambiando, dove la classe operaia inizia a sognare e a chiedere qualcosa di più, a cominciare dai diritti...
Valutazione Pastorale
“The Game is On”. È la tipica frase che pronuncia Sherlock Holmes/Benedict Cumberbatch nella serie BBC “Sherlock”. Mai espressione potrebbe essere più adatta anche per la miniserie “The English Game”, 6 puntate da 45-50 minuti, disponibile da marzo 2020 nella library della piattaforma Netflix. Racconta una storia vera, nell’Inghilterra di fine XIX secolo, quella della trasformazione del calcio da passatempo per nobili a trascinante sport per tutti, capace di accendere di emozioni e sogni di riscatto anche per chi è confinato nelle periferie della società. Una storia di agonismo, ma anche di lotta per l’esistenza, quella dei lavoratori nelle fabbriche del Regno Unito. A firmare il soggetto è il premio Oscar Julian Fellowes (per il copione di “Gosford Park” nel 2002, film diretto da Robert Altman), nonché autore di una delle serie inglesi più acclamate e celebrate dell’ultimo decennio, “Downton Abbey” (6 stagioni, dal 2010 al 2015). Una bella sorpresa “The English Game”. Vedendo la firma di Julian Fellowes, non si poteva dubitare sulla qualità del prodotto. E a ben vedere è così. Nel racconto troviamo elementi capaci di appassionare un pubblico eterogeneo: anzitutto lo sport, le origini del calcio in Inghilterra, così come il racconto di una passione-agone sportivo che infiamma cuori e animi; ancora un’incursione nel dramma sociale del tempo, accanto a lavoratori piegati da turni sfiancanti e a condizioni di vita degradanti; la prospettiva della nobiltà in progressiva crisi, che inizia a percepire un vento di cambiamento nel Paese. C’è dunque un po’ tutto: sport, dramma sociale, linea romance, racconto storico. Un lavoro dalla cura formale impeccabile, tipica della serialità e del cinema britannico, con una buona compattezza e un copione ben calibrato. Certo, a essere onesti, qualche sbavatura si nota, così come passaggi più ingenui o persino mielosi, ma nell’insieme il racconto tiene e mostra una forza narrativa notevole. Nell’insieme una bella storia di riscatto, con passaggi edificanti.
Utilizzazione
La serie è adatta a un pubblico familiare, possibilmente per adulti ed adolescenti accompagnati, per la varietà e densità dei temi in campo. Il racconto è sempre molto composto, solido e rassicurante, abile nel mettere in evidenza le fratture del contesto sociale inglese tracciando parallelismo con la società odierna.