Orig.: Stati Uniti (2009) - Sogg.: Paul Tamasy, Eric Johnson, Keith Dorrington - Scenegg.: Scott Silver, Paul Tamasy, Eric Johnson - Fotogr.(Scope/a colori): Hoyte Van Hoytema, Matthew Libatique - Mus.: Michael Brook - Montagg.: Pamela Martin - Dur.: 118' - Produz.: Mark Wahlberg, Dorothy Aufiero, David Hoberman, Ryan Kavanaugh, Todd Lieberman, Paul Tamasy.
Interpreti e ruoli
Mark Wahlberg (Mickey Ward), Christian Bale (Dickie Ward), Amy Adams (Charlene Fleming), Melissa Leo (Alice Ward), Mickey O'Keefe (se stesso), Jack McGee (George Ward), Melissa McKeekin (Little Alice), Bianca Hunter (Cathy), Erica McDermott (Cindy), Jill Quigg (Donna), Dendrie Taylor (Gail), Kate B. O'Brien . (Phyllis)
Soggetto
Anno 1993. A Lowell, cittadina del Mississippi, Micky Ward cerca di salire ai vertici nel pugilato. Ad aiutarlo c'è il fratello maggiore Dicky, a uso tempo buon pugile rovinato da una vita burrascosa tra droga e carcere. Intorno c'è anche la mamma Alice che vuole gestire la carriera di Micky. Quando per lui arriva la chance del titolo mondiale, i contrasti vengono messi da parte. Sul ring Dicky è accanto a Micky e lo accompagna verso la vittoria.
Valutazione Pastorale
La vicenda è autentica e i due fratelli appaiono nei titoli di coda per come sono oggi. Una esemplare storia americana, proiettata sullo sfondo di una provincia piccola, anonima, fatta di noia, disperazione, trasgressione ripetitiva, soluzione individuata nel pugilato come via d'uscita tra sport, riscatto, rivincita violenta verso l'intero mondo. Se i film sul pugilato sono un 'genere' a se stante nel cinema americano (con tanti titoli nobili e importanti, da "Toro scatenato" a "Million dollar baby"), qui, accanto a questo tema centrale, c'è una radiografia secca e impietosa del nucleo familiare che circonda Micky. Uno spazio messo a nudo nella sua capacità di essere fonte di accoglienza, rifugio, consolazione ma anche frustrazione, rabbia, impedimento. Il copione vive su una regia nervosa al limite della pazzia, specchio di una condizione sociale fatta di squilibri e voglia di una tranquillità sognata e mai raggiunta. Il pugilato, ancora una volta, come metafora di un universo disordinato e violento. Freddo, iperteso, schizofrenico, il racconto colpisce nel segno di una umanità tanto più lacerata quanto più desiderosa di ricongiungersi. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come avvio alla riflessione sui molti temi che propone (famiglia, sport, piccola società di provincia...). Attenzione é da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.