Orig.: Stati Uniti (2002) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Michael Cunningham - Scenegg.: David Hare - Fotogr.(Normale/a colori): Seamus McGarvey - Mus.: Philip Glass - Montagg.: Peter Boyle - Dur.: 110' - Produz.: Scott Rudin.
Interpreti e ruoli
Nicole Kidman (Virginia Woolf), Julianne Moore (Laura Brown), Meryl Streep (Clarissa Vaughan), Ed Harris (Richard), Toni Colette (Kitty), Claire Danes (Julia), Jeff Daniels (Louis), John C.Reilly (Dan Brown), Miranda Richardson (Vanessa Bell), Stephen Dillane (Leonard Woolf), Allison Janney (Sally), Linda Bassett (Nelly)
Soggetto
Tre momenti storici, tre città diverse, tre donne. Richmond, nei dintorni di Londra, 1923. Virginia Woolf sta lottando contro un progressivo stato di follia mentre cerca di completare il romanzo Mrs. Dalloway. A Los Angeles nel 1951 Laura Brown, moglie e madre, sta leggendo Mrs. Dalloway e sente che la propria vita sta cambiando. Scambiatosi un bacio fugace con l'amica Kitty, Laura un giorno lascia il figlio alla vicina, va in una stanza d'albergo e cerca di togliersi la vita ma non ci riesce. A New York oggi Clarissa Vaughan, donna matura, riceve la visita di Louis, comune amico del poeta Richard, di cui lei è innamorata e che sta morendo di AIDS. Congedato Louis, Clarissa va a casa di Richard, i due parlano a lungo poi Richard si butta dalla finestra. La sera stessa arriva la madre di Richard, che si ferma a dormire a casa di Clarissa, simpatizzando con la figlia di lei Julia. In quell'Inghilterra degli anni Venti, Virginia Woolf, malata e impossibilitata a dare un seguito alla relazione con Kitty, entra nel fiume e si lascia andare alla corrente.
Valutazione Pastorale
Michael Cunningham ha scritto 'The hours' nel 1998, ispirandosi al romanzo di Virginia Woolf 'Mrs.Dalloway' uscito nel 1925 e preso come punto unificante, oggetto d'incontro tra tre donne in tre contesti differenti. Da Virginia, in Inghilterra, si passa a Laura e a Clarissa nei due poli opposti dell'America, Los Angeles e New York: tre percorsi attraverso l'infelicità del vivere, del non poter realizzare le proprie aspirazioni. Il punto forte è la discrepanza tra quello che sentiamo di poter fare e quello che gli altri si aspettano da noi. Subentrano allora la solitudine come sguardo che contempla la malattia, e la sofferenza in una dimensione che é risposta ad un condizionamento esterno. Appaiono qui i due versanti dell'omosessualità e del suicidio. Il copione inquadra la prima come dilatazione dei sentimenti, più che come vizio morboso, paura e non compiacimento. Anche il secondo parte da quello, autentico come si sa, della Woolf: e rimanda al vizio assurdo del suicidio, visto come rimedio alla propria incapacità e non come prospettiva di vita, come ribellione all'AIDS, malattia e male. Costruito con un sapiente montaggio attraverso le tre epoche e affidato a tre eccellenti interpretazioni, il racconto diventa una riflessione sulle dilatazioni tra il tempo cronologico e il tempo dell'amore. Non mancano passaggi di taglio decadente, quasi narcisista e di facile commozione, ma, nell'insieme il film parla della morte per rafforzare la vita. Per questo, dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile, complesso, e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare soprattutto nell'ambito del rapporto cinema/letteratura, cinema/donna attraverso tutto il XX secolo. Film difficile, da non offrire genericamente allo sbaraglio ad un pubblico indifferenziato. Attenzione per i minori in caso di passaggi televisivi.