Orig.: Irlanda/Gran Bretagna/Grecia/Francia/Olanda (2015) - Sogg. e scenegg.: Yorgos Lanthimos, Efthimis Filippou - Fotogr.(Panoramica/a colori): Thimios Bakatakis - Mus.. brani di autori vari - Montagg.: Yorgos Mavropsaridis - Dur.: 118' - Produz.: Ed Guiney, Lee Magiday, Dempsey e Yorgos Lanthimos - 68° FESTIVAL DI CANNES 2015 PREMIO DELLA GIURIA.
Interpreti e ruoli
Colin Farrell (David), Rachel Weisz (la donna miope), Jessica Barden (la donna che sanguina dal naso), Olivia Colman (manager dell'Hotel), Ashley Jensen (la donna dei biscotti), Ariane Labed (la domestica), Angeliki Papoulia (la donna spietata), John C.Reilly (l'uomo col difetto di pronuncia), Léa Seydoux (il capo dei solitari), Michael Smiley (il nuotatore solitario), Ben Whishaw (l'uomo zoppo)
Soggetto
In un futuro prossimo, i single, secondo quanto stabiliscono le regole della città vengono arrestati e trasferiti nell'Hotel dove devono trovarsi un partner entro 45 giorni. Se non ci riescono, vengono trasformati in un animale a loro scelta. David, uno dei prigionieri, fugge dall'Hotel e va nei boschi dove vivono i solitari. Ma li incontra la Donna Miope...
Valutazione Pastorale
Nato ad Atene, Lanthimos ha diretto video, corti e spot commerciali, prima di esordire con "Kinetta". Dirige poi "Kynodotas" (premiato a Cannes, 2009) e "Alps", Osella per la migliore sceneggiatura a Venezia 2011 e miglior film a Sydney 2012. "The lobster" è il suo primo film in lingua inglese, girato in Irlanda con un cast internazionale. The lobster è l'aragosta, ossia l'animale che David dichiara di scegliere in caso di una propria, triste conclusione di vita. "Allegorie moderne sulla condizione umana" spiega il produttore Guiney. Si può e si deve essere d'accordo, perché per la prima mezz'ora siamo proiettati in uno scenario tanto irreale quanto affascinante, la radiografia di uno scenario fatto di paure e brividi, di tremori e di improvvisi fughe nel buio. Nell'hotel si socializza e si familiarizza con la solitudine. Si lotta per la vita ma ci si prepara a lasciarla. Ma la ribellione non si ferma. Aspro nello stile, crudo nei ritmi, improntato a passaggi talvolta spiazzanti e enigmatici oltre il necessario, il racconto visualizza una lotta cruda e sorda tra ragione e follia, tra odio e amore, tra ostilità e solidarietà. Il regista greco corre lungo le strada di un cinema non consolatorio né simpatico ma sceglie un percorso originale, provocatorio, innovativo. Ne deriva un film che suscita interrogativi e spiazza per la forte connotazione esistenziale, componendo un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, più opportunamente, in occasioni mirate per avviare riflessioni su una scrittura filmica densa e articolata che richiede attenzione e atteggiamento lucido.