Orig.: Gran Bretagna (2008) - Sogg.: ispirato al romanzo "Le dodici domande" di Vikas Swarup - Scenegg.: Simon Beaufoy - Fotogr.(Scope/a colori): Anthony Dod Mantle - Mus.: A R Rahman - Montagg.: Christopher Dickens - Dur.: 120' - Produz.: Christian Colson.
Interpreti e ruoli
Dev Patel (Jamal), Anil Kapoor (Prem), Freida Pinto (Latika), Madhur Mittal (Salim), Irrfan Khan (ispettore)
Soggetto
Negli studi televisivi dell'edizione indiana del programma "Chi vuol essere milionario?" é arrivato il momento della verità. Davanti ad un pubblico entusiasta, il diciottenne Jamal Malik, che viene dai quartieri poveri di Mumbay, affronta l'ultima domanda, quella che potrebbe fargli vincere la somma di 20 milioni di rupie. Prem Mukar, conduttore dello show, non ha molta simpatia per lui, non gradisce di dover dividere con un altro la ribalta dello spettacolo; così lo fa arrestare sotto l'accusa di aver fatto ricorso a qualche imbroglio. In questura Jamal viene messo sotto torchio dall'ispettore e dal suo assistente. Il giovane però comincia a spiegare perché ha dato risposte precise ad ogni domanda: sono emerse naturali come conseguenza di singoli, travagliati episodi della sua vita, ancora breve eppure segnata da momenti di forte drammaticità. Jamal li ricorda, li rivive, e sempre il motivo che lo ha spinto a resistere, a farsi coraggio e a guardare avanti é stato la voglia di ritrovare Latika, conosciuta da bambina e rivista dopo come donna di uno spietato boss. Convinto dal resoconto, l'ispettore libera Jamal e lo fa riaccompagnare allo studio televisivo per riprendere il gioco. Sull'ultima domanda Jamal chiede l'aiuto telefonico del fratello. E così, senza volerlo, ascolta la voce di Latika, con la quale più tardi si incontra, e finalmente i due si abbracciano felici.
Valutazione Pastorale
All'origine c'è un romanzo, "Le dodici domande", dello scrittore indiano Vikas Swarup. Sul testo lo sceneggiatore Simone Beaufoy ha lavorato molto, per ridurre le parti di contorno e concentrarsi su un'unica vicenda. "E' una favola -dichiara- e come tutte le favole che si rispettino, contiene momenti di forte inquietudine e di orrore. C'è una grande mescolanza di cose in grado di farti ridere o piangere o spaventare (...)". Nel tradurre in immagini il copione, Danny Boyle ha ritrovato lo slancio e la grinta che ultimamente aveva smarrito. Se l'idea centrale é quanto mai originale, altrettanto va detto del montaggio sul quale si articola il materiale. Si comincia infatti dalla fine (con Jamal quasi torturato dall'ispettore) e a poco a poco siamo invitati a vedere e a capire tutto quello che il giovane ha passato e subito: la mamma uccisa negli scontri tra i fanatici religiosi; il contrasto con il fratello; la caduta nelle grinfie di delinquenti e malavitosi della peggiore specie. Un'infanzia violentata, un'adolescenza disturbata, e la forza per non lasciarsi vincere dalle avversità, avendo il sogno di ritrovare la bella Latika. Momenti separati, ma che alla fine compongono il puzzle di un Paese, l'India, immenso e incontrollabile, attraversato da crescita economica vertiginosa e disordinata, ricchezze enormi e infinite povertà, megalopoli inabitabili e deserti di polvere. Jamal diventa il simbolo di una gioventù che non vuole arrendersi al peggio e chiede di costruire il proprio futuro. Il fratello, sentitosi colpevole, si lascia uccidere dopo aver chiesto perdono del male compiuto. Il tutto è originato da una trasmissione televisiva, un format, come si chiama in gergo, presente in tutto il mondo (anche in Italia) a ricordare come il livellamento dei gusti si scontri più che mai con le caratteristiche di ogni Paese. Tanti temi, dunque, che la regia di Boyle conduce con esemplare equilibrio sul filo del riso, del pianto, della commozione, della riflessione. Finendo con un balletto, nello stile del musical molto caro allo spettatore indiano. Un film intenso, meditato, aggressivo e di molta sostanza che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre in molte occasioni successive per prendere in esame i vari argomenti che affronta, alcuni certamente tipici dell'India ma che non possono lasciare indifferenti.