The Whale

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Adolescenza, Amicizia, Amore-Sentimenti, Cibo, Dialogo, Dolore, Donna, Educazione, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Fede, Internet, Malattia, Matrimonio - coppia, Media, Metafore del nostro tempo, Morte, Omosessualità, Politica-Società, Scuola, Solidarietà, Tematiche religiose
Genere
Drammatico, Family Drama, Psicologico
Regia
Darren Aronofsky
Durata
117'
Anno di uscita
2023
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
The Whale
Distribuzione
I Wonder Pictures /Unipol Biografilm Collection
Soggetto e Sceneggiatura
Samuel D. Hunter
Fotografia
Matthew Libatique
Musiche
Rob Simonsen
Montaggio
Andrew Weisblum
Produzione
Darren Aronofsky, Jeremy Dawson, Ari Handel, Tyson Bidner, Scott Franklin. Casa di produzione: A24, Protozoa Pictures

In Concorso alla 79a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2022), candidato a tre Premi Oscar (2023)

Interpreti e ruoli

Brendan Fraser (Charlie), Sadie Sink (Ellie ), Hong Chau (Liz), Samantha Morton (Mary), Ty Simpkins (Thomas)

Soggetto

Stati Uniti, oggi. Charlie è un cinquantenne professore di Letteratura, chiuso da tempo in casa, in solitudine, obeso e con problemi di deambulazione. Dà lezioni ai suoi studenti da remoto, attraverso piattaforme streaming, tenendo però la webcam sempre disattivata per non farsi vedere. Charlie ha un rapporto malsano con il cibo: lo usa in chiave punitiva, autodistruttiva, per anestetizzare i sensi di colpa e il dolore per la morte del suo compagno. Quando la sua amica infermiera Liz lo avverte che i suoi parametri vitali sono al limite, l’uomo capisce di dover recuperare il rapporto con la figlia adolescente Ellie, che non vede dalla prima infanzia…

Valutazione Pastorale

"Ciò che amo di ‘The Whale’ è il suo invito a trovare l’umanità in personaggi che non sono né totalmente buoni né totalmente cattivi che vivono nella zona grigia in cui ci troviamo tutti e che hanno delle vite interiori estremamente ricche e intricate”. Così il regista Darren Aronofsky presentando il suo ultimo film, che aggiunge: si tratta di personaggi che “hanno tutti commesso degli errori, ma li accomunano un cuore enorme e il desiderio di amare anche quando gli altri sembrano rifiutare l’amore. È una storia che si pone una domanda semplice ma fondamentale: possiamo salvarci a vicenda? È un tema cruciale oggigiorno, specialmente perché sembra che sempre più spesso le persone tendano a non guardare l’altro e a voltargli le spalle”.
L’autore statunitense in venticinque anni di carriera ha firmato otto film, opere dalla marcata forza narrativa, oscillanti tra toni disturbanti, poetici e spirituali. Tra questi: “The Wrestler” (2008, Leone d’oro), “Il cigno nero” (2010) e “Noah” (2014). Con “The Whale” è tornato per la quinta volta in Concorso alla Mostra del Cinema della Biennale di Venezia e ora è in gara per gli imminenti Academy Awards in tre categorie: attore protagonista, attrice non protagonista e trucco-acconciatura. L’opera prende le mosse dal copione teatrale scritto da Samuel D. Hunter, che ne firma anche l’adattamento cinematografico.
La storia. Stati Uniti, oggi. Charlie (Brendan Fraser) è un cinquantenne professore di Letteratura, chiuso da tempo in casa, in solitudine, obeso e con problemi di deambulazione. Dà lezioni ai suoi studenti da remoto, attraverso piattaforme streaming, tenendo però la webcam sempre disattivata per non farsi vedere. Charlie ha un rapporto malsano con il cibo: lo usa in chiave punitiva, autodistruttiva, per anestetizzare i sensi di colpa e il dolore per la morte del suo compagno. Quando la sua amica infermiera Liz (Hong Chau) lo avverte che i suoi parametri vitali sono al limite, l’uomo capisce di dover recuperare il rapporto con la figlia adolescente Ellie (Sadie Sink, attrice rivelazione di “Stranger Things”), che non vede dalla prima infanzia…
Non è facile accostarsi a “The Whale”, come del resto a tutti i film di Aronofsky. L’autore usa il graffio, una certa “ferocia”, per declinare temi delicati e profondi come l’amore genitoriale, la famiglia, la ricerca di sé, le istanze spirituali, il confronto con la fede e l’Aldilà. In “The Whale” assistiamo a un tortuoso viaggio dal buio fosco alla luce più abbagliante, quella della speranza. In un ambiente delimitato, l’appartamento claustrofobico di Charlie, si svolge tutta la narrazione (tre stanze, che ricordano molto la messa in scena teatrale). Lì troviamo Charlie dal corpo deformato, come l’imponente creatura di Herman Melville – acuto e coinvolgente è il continuo rimando al romanzo “Moby Dick” –, spiaggiato sul divano incapace di concepire il domani. Quando sente il cuore andare all’impazzata, quando comprende di avere poco tempo, Charlie fa di tutto per ritrovare la figlia, per farsi perdonare. Il dialogo tra i due si era interrotto anni prima, quando l’uomo aveva lasciato la moglie (una sempre incisiva Samantha Morton), dichiarandosi omosessuale. Charlie non si dà pace, tortura il suo corpo, affligge la sua anima, ma tenta un ultimo disperato gesto di riconciliazione: in primis con sua figlia, poi con se stesso, con la propria esistenza.
A ben vedere il film, seppure attraversato da correnti agitate e problematiche, emana una luce avvolgente, quella del perdono e della misericordia. “The Whale” sembra così mettere in scena una sorta di moderna “via crucis”, che vira inaspettatamente verso la Grazia, regalando non poca commozione nel passaggio finale. Brendan Fraser offre un’interpretazione di grande intensità e umanità, ritrovando l’incontro con il grande pubblico dopo anni appannati; un’opportunità straordinaria di riscatto come fu quella per Mickey Rourke con “The Wrestler”.
Infine, è da rimarcare la regia intensa e livida di Aronofsky, che mette in campo una varietà di sfumature tematico-narrative e introspettive che incalzano lo spettatore, quasi lo strattonano, e in ultimo lo conquistano nella commozione. Plauso anche alle musiche di Rob Simonsen, che compone una colonna sonora lirica vibrante, giocata sull’accostamento tra l’opera letteraria di Melville e il viaggio interiore di Charlie, dalla vertigine alla salvezza. Complesso, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Indicato per la programmazione ordinaria, il film è da utilizzare per dibattiti e approfondimenti per i temi che affronta. Per un pubblico adulto.

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