Orig.: Gran Bretagna (2012) - Sogg.: tratto dal romanzo "La donna in nero" di Susan Hill - Scenegg.: Jane Goldman - Fotogr.(Scope/a colori): Tim Maurice Jones - Mus.: Marco Beltrami - Montagg.: Jon Harris - Dur.: 95' - Produz.: Richard Jackson, Simon Oakes, Brian Oliver.
Interpreti e ruoli
Daniel Radcliffe (Arthur Kipps), Ciaran Hinds (sig. Daily), Janet McTeer (sig.ra Daily), Liz White (Jennet), Shaun Dolley (Fisher), Roger Allam (sig. Bentley), Lucy May Barker (infermiera), Mary Stockley (sig.ra Fisher), Sophie Stuckey (Stella Kips), Misha Handley . (Joseph Kipps)
Soggetto
Da Londra il giovane avvocato Arthur Kripps è costretto dal titolare dello studio legale dove lavora a recarsi a Gifford, un isolato paesino in mezzo alle paludi, per occuparsi dell'eredità di un'anziana signora, appena deceduta. Ben presto Kripps capisce che molti residenti vogliono mandarlo via al più presto. Lui non solo resta ma decide di trascorrere qualche tempo nella grande dimora della donna, collocata tra sabbie mobili e marea che si alza in orari stabiliti. Qualcosa di terribile è successo in passato, Kripps dopo molte indagini riesce a scoprirlo, ma non sarà in grado di salvare se stesso e il proprio figlioletto dalla maledizione che ormai incombe su quelle terre.
Valutazione Pastorale
Per la sua prima interpretazione dopo la conclusione della saga di Harry Potter, Daniel Radcliffe sceglie una storia che resta più o meno in quei paraggi storico-ambientali. Inghilterra tra Otto e Novecento (la macchina del sig. Daily fa epoca), Londra città da una parte, la sperduta campagna perennemente affogata nella nebbia dall'altra. In mezzo si snoda una vicenda di oscuri misteri, difficili da sbrogliare e affrontati secondo l'inevitabile contrasto tra razionalità e superstizione. Realizzata con impeccabile precisione e con robusta efficacia descrittiva, la cornice geografica costruisce da sola umori, caratteri, suggestioni, condizionamenti, incalzata da un cromatismo cupo e molto evocativo. Il copione in sè è forse meno convincente, ma la cornice, costumi, interpretazione restituiscono bene luoghi, cultura, atteggiamento verso il rapporto vita/morte. Da punto di vista pastorale, il film, in definitiva di 'genere', è da valutare dal punto di vista pastorale, come consigliabile e anche problematico.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, come esempio di spettacolo ben confezionato su un periodo e un genere con agganci anche letterari di qualche interesse. Attenzione è da tenere per minori e piccoli anche in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.