Orig.: Stati Uniti (2004) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Walter Kirn - Scenegg.: Mike Mills - Fotogr.(Scope/a colori): Joaquin Baca Asay - Mus.: Tim Delaughter - Montagg.: Haines Hall, Angus Wall - Dur.: 94' - Produz.: Anthony Bregman, Anne Carey, Jay Shapiro, Robert J. Stephenson.
Interpreti e ruoli
Lou Taylor Pucci (Justin Cobb), Tilda Swinton (Audrey Cobb), Vincent D'Onofrio (Mike Cobb), Kelli Garner (Rebecca), Keanu Reeves (dottor Perry Lyman), Vince Vaughan (prof. Geary), Benjamin Bratt (Matt Schraam), Chase Offerle (Joel Cobb), Sarah Iverson . (Rene)
Soggetto
A Portland, nell'Oregon, il diciassettenne Justin ha qualche problema di crescita, visibile dal fatto che continua a portarsi il pollice in bocca per succhiarlo. Va dal dott. Lyman, che fa il dentista, il quale lo sottopone ad un esperimento di ipnosi. La diagnosi parla di sindrome da deficit di attenzione. Esasperato, Justin si decide a prendere alcune pillole eccitanti, che di colpo lo guariscono e gli permettono di dedicarsi a quell'attività didattica che prevede confronti pubblici tra studenti. Justin vince il primo premio, ma i rapporti con i genitori continuano ad essere instabili. La mamma infermiera ora fa i turni di notte in una clinica per gente famosa. E Justin crede alla notizia secondo la quale avrebbe una relazione con Matt, divo televisivo ricoverato per droga. Quando arriva la lettera di ammissione alla New York University, in seguito ad una domanda fatta di nascosto, Justin riceve i complimenti dei genitori che lo accompagnano all'aeroporto. Sull'aereo sogna di diventare famoso, si sveglia ed ha il pollice in bocca. Ma ora é diverso.
Valutazione Pastorale
Il ritratto di famiglia é visto come una lezione di psicologia universitaria. Il film si inserisce in quel filone fortemente 'americano', che vede di fronte da un lato quel certo infantilismo yankee difficile da abbandonare, e dall'altro la necessità di crescere e di prendere coscienza del proprio posto nella vita e nella società. Così il copione diventa una sequela infinità di domande. Ad un quesito si risponde con un altro quesito, e sembra che una certa America debba ancora scoprire se stessa: sopratutto sia in terribile carenza di comunicazione. Tutto (personaggi, luoghi di lavoro, affetti...) é tenacemente frammentario ma, alla fine, animato da voglia di non perdersi. Pur sottoposto a dure prove, il nucleo familiare resta unito, e il viaggio nella Grande Mela di Justin è visto come inevitabile momento di crescita. L'esame dei momenti difficili é affidato alla volontà di saper comprendere per restare insieme. Così, pur con qualche riserva per passaggi un po' scoperti, il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, problematico, e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e più opportunamente in occasioni mirate come esempio di rapporto tra cinema e psicanalisi. Attenzione é da tenere per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.