TRACKS – Attraverso il deserto

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Animali, Anziani, Donna, Famiglia - genitori figli, Metafore del nostro tempo
Genere
Drammatico
Regia
John Curran
Durata
112'
Anno di uscita
2014
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Tracks
Distribuzione
Bim Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Marion Nelson tratto dal libro di Robyn Davidson
Fotografia
Mandy Walker
Musiche
Garth Stevenson
Montaggio
Alexandre De Franceschi
Produzione
Emile Sherman, Iain Canning

In Concorso alla 70a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2013)

Interpreti e ruoli

Mia Wasikowska (Robin Davidson), Adam Driver (Rick Smolan), Rolley Mintuma (Mister Eddy), Rainer Pock ; John Flaus (Kurt Posel), Emma Booth (Sallay Mahomet), Jessica Tovey (Marg), Melanie Zanetti (Jenny), Robert Coleby . (Annie)

Soggetto

Anno 1977. La giovane Robyn Davidson lascia la vita in città e affronta un viaggio in solitaria attraverso duemila chilometri di deserto australiano. Con lei ci sono il cane Diggity e quattro cammelli. Lungo la strada incontra il fotografo del National Geographic Rick Smolan, incaricato di documentare il suo avventuroso viaggio.

Valutazione Pastorale

Nel 1975 Robyn Davidson arriva ad Alice Springs nell'Australia centrale. Trascorre due anni in quella cittadina, impara ad accudire e ad addestrare cammelli selvatici, lavora con due allevatori (il più generoso le regala tre cammelli per il viaggio). Infine incontra il fotografo Rick Smolan che la convince a firmare un accordo con il National Geografic che finanzierà il viaggio in cambio di un servizio in esclusiva. Robyn parte a piedi agli inizi del 1977 e arriva a destinazione sulla costa occidentale australiana dopo nove mesi e 2.700 chilometri, alla fine del 1977. Un servizio sull'impresa appare sul numero di marzo 1978 del National Geografic. Ottiene grande successo, e Robyn decide di scrivere un libro, "Tracks", pubblicato nel 1980. Questi ampi dettagli servono per far capire che la storia è vera, e le versione filmica, tutto sommato, anche. L'obiettivo è quello di dipingere una sorta di epopea del viaggio in solitario, un cammino epico e disperato per ridare fiato al mito della conquista del West in versione oceanica. Spazi infiniti, disagi, privazioni: la regia coglie bene gli affanni, non altrettanto i propositi e i significati. C'è un solo momento nel quale esce dal viso sofferente di Robyn il pianto per una solitudine che sa di paura di fronte all'ignoto. Ma poi arrivano l'oceano, l'aria, il fotografo. E la vita ricomincia. Il diario alla fine conquista ed emoziona ma senza toccare vertici di metaforica capacità descrittiva. E il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come spettacolo di buona fattura, e anche per avviare riflessione sul tema centrale del 'viaggio' come luogo per misurare le capacità reattive individuali.

Le altre valutazioni

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