Sogg.: François Girard - Scenegg.: François Girard, Don Mc Kellar - Fotogr.: (normale/a colori) Alain Dostie - Mus.: Autori Vari - Montagg.: Gaetan Huot - Dur.: 90' - Produz.: Niv Fichman
Interpreti e ruoli
Colm Feore (Glenn Gould), Derek Keurvorst (Russell Gould), Katya Ladan (Florence Grieg Gould), Devon Anderson (Glenn a tre anni), Joushua Greenblatt (Glenn a otto anni), Sean Ryan (Glenn a dodici anni), Ian D. Clark (Phillip Brennan), Allegra Fulton, Gerry Quigley, Gale Garnett, David Young
Soggetto
appartenente ad una famiglia di musicisti Canadesi, Glenn Gould, nato a Toronto nel 1932, apprende con enorme facilità la musica fin da piccolissimo, dà acclamati concerti da adolescente e ben presto il suo nome appare sulle locandine delle più famose orchestre del mondo intero. Dotato di una umanità profonda e schietta, ama ed ascolta la gente semplice, venera la Natura, pasce il proprio spirito con la filosofia e la cultura, sebbene il suo carattere anche stravagante lo induca spesso a bizzarrie (una volta riesce a creare un caso-bomba in Borsa). Cagionevole com'è di salute (e dunque continuamente infagottato con mantelli e mezzi-guanti di lana), assume spesso molti farmaci. Con improvvisa decisione, nel 1964 dopo anni di una clamorosa carriera, dà a Los Angeles il suo ultimo concerto di pianista senza informare alcuno. A Gould piace sedersi in autogrill ed ascoltare il concerto delle voci degli avventori, camerieri, camionisti, viaggiatori di commercio. Condivide la stessa esperienza col pubblico radiofonico nelle sue eccentriche trasmissioni, come il "Grande Nord". Studio durissimo ed impegno (le registrazioni) lo assorbono in seguito. Interprete osannato (soprattutto di Bach), compositore e direttore di orchestra, fautore delle tecniche più agguerrite nel settore della riproduzione musicale, Gould muore per aplopessia nell'ottobre del 1982.
Valutazione Pastorale
il film è la testimoniamza della sua idea "monastica" dell'arte, vista come una continua ricerca della perfezione, uno scavare continuo nelle partiture a cercare quella sfumatura espressiva, quella limpidezza cristallina del tocco, quella incredibile agilità nei passi virtuosistici che ancor oggi rende increduli i colleghi pianisti, per la sensazione di straordinaria "facilità" e naturalezza con cui i passi più impervi vengono affrontati e risolti. Efficace e suggestiva la ricostruzione a mosaico della figura artistica ed umana di Glenn Gould seguendo un'ideale Suite di 32 variazioni, come le celebri Goldberg di Bach che forse sono il vertice delle sue interpretazioni. La straordinaria interpretazione di Colm Feore aggiunge fascino alla rievocazione di tanti dettagli, ora curiosi, ora eccentrici, ora didascalici, ora commoventi, dove le voci dei testimoni diretti e quella della sua magica tastiera che fa da colonna sonora, fanno da quinte alla sua solitudine di genio ed al suo desiderio profondo di contatto con la parte più genuina dell'umanità e del pianeta che essa abita. Le distese infinite e gelide lo attirano come il deserto attira l'anacoreta, così come le frasi e le emozioni dirette della gente umile, che non finge come i personaggi fittizi del grande "circo" della televisione o delle sale da concerto, o come certe eccentricità, o la vena ironica, sono il cordone ombelicale, mai reciso, con un fanciullo interiore che sa ancora ridere e giocare con un mondo adulto ed ottuso.