Orig.: Francia/Italia/Spagna/Grecia/Russia (2004) - Sogg. e scenegg.: Eric Rohmer - Fotogr.(Normale/a colori): Diane Baratier -Montagg.: Mary Stephen - Dur.: 115' - Produz.: Francoise Etchegaray, Jean Michel Rey, Philippe Liegeois.
Interpreti e ruoli
Serge Renko (Fjodor), Katerina Didaskalou (Arsinoé), Cyrielle Claire (Maguy), Grigory Manoukov (Boris), Dimitri Rafalsky (gen. Dobrinsky), Amanda Langlet (Janine), Nathalia Krougly (il generale), Jeanne Rambur (Dany), Emmanuel Salinger (André), Vitaliy Cheremet . (Alexis Tcherepnin)
Soggetto
Maggio 1936. Fjodor, che in patria era generale nell'esercito degli zar, vive a Parigi come esiliato in fuga dal comunismo. Insieme ad una piccola cerchia di altri rifugiati, lavora per il ritorno in Russia della monarchia. Sua moglie Arsinoé, giovane pittrice greca, fa vita abbastanza appartata e senza problemi frequenta i vicini di casa di idee ortodosse comuniste. Gli avvenimenti incalzano. In Spagna scoppia la guerra civile, in Francia si svolgono le elezioni politiche che vedono la vittoria del Fronte Popolare. Impegnato in lunghi viaggi sempre misteriosi, Fjodor, messo alle strette, non può fare a meno di confidare alla moglie di essere una spia di professione. A favore di chi e contro chi però, nessuno riesce a capirlo. La poca chiarezza viene pagata duramente da Arsinoé che, dopo lo scoppio della guerra, viene arrestata, processata, condannata e muore in carcere nel 1940. Al 1943 risalgono le ultime informazioni si Fjodor. Poi più niente.
Valutazione Pastorale
Lo spunto è offerto dal caso vero, rimasto irrisolto, di Fiodor Voronin, russo bianco esule in Francia, che sparì quando, sospettato di un rapimento, stava per essere arrestato. Anche se tutto il resto é invenzione (a parte, è ovvio, gli eventi storici citati e restituiti con immagini d'epoca), la figura di Fiodor serve all'autore per comporre un nuovo, stringato, palpitante 'racconto morale': stavolta non su amori e disamori giovanili o meno, ma sulla Storia, anzi sulla presenza nella storia di uomini capaci di sgusciare nelle ombre del potere, tessendo trame speso equivoche e incomprensibili. Affidata a dialoghi spesso a due voci fitti e senza conclusione, la presenza di Fiodor diventa emblematica di tutti quei volti sconosciuti che cinicamente compongono e distruggono reti di rapporti all'insegna dell'ambiguità, spinti da ambizione personale e da una non meglio dichiarata volontà di rivincita e di vendetta. L'ambiguità come filo conduttore degli eventi é costruita dal grande vecchio Rohmer (85 anni) con uno stile asciutto al limite dell'ingenuità, freddo ma non distaccato. Bisogna guardare alla 'fisicità' dei personaggi, alla loro capacità di fare 'presenza' per carpire il segreto di uno stile che fatto di lealtà e compassione, soprattutto di antiretorica: si veda la cronaca della triste fine di Arsinoé in carcere. Così' Rohmer si conferma cronista lucido delle coscienze e delle doppiezze dell'animo umano. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come accettabile, problematico, e molto adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre come avvio alla discussione sui molti temi affrontati, primo tra questi il rapporto cinema/storia.