Interpreti e ruoli
Ksenia Solo (Anna), Giancarlo Giannini (Catarella), Gijs Naber (Gauke), Donatella Finocchiaro (Chiara), Lidia Vitale (Immacolata), Giorgio Pasotti (Piero), Michele Venitucci (Vito)
Soggetto
Una donna lascia Montreal per recarsi in Italia ed esaudire l’ultimo desiderio di sua madre: che le su ceneri siano disperse in un paesino della Puglia…
Valutazione Pastorale
Il film si apre con una giovane e bella ragazza, Anna, che va in bicicletta per le vie di Montreal; si reca in ospedale dove sua madre, italiana, è in gravi condizioni. Prima di morire la donna chiede alla figlia che le proprie ceneri siano disperse in Italia. Anna arriva così in un piccolo paesino della Puglia, entra nel bar-trattoria nella piazza principale e qui ha la prima di innumerevoli sorprese: sembra che tutti la conoscano, a cominciare dai proprietari del bar, Vito e sua madre Immacolata. I tre si trovano presto coinvolti nell’esplosione di una grotta dove viveva un eremita, un tempo a capo di una potente mafia locale. L’ispettore incaricato delle indagini (un sornione e curiosissimo Giancarlo Giannini) li interroga: comincia così un lunghissimo e incredibile racconto in continua alternanza tra passato e presente. Lo spettatore, sempre più preso dalla curiosità, si trova coinvolto a poco a poco in una storia di passione, amore, accoglienza e scoperta reciproca dello straniero, amore per la famiglia, ribellione alle prepotenze. I fatti raccontati, improbabili, quasi folli si susseguono vertiginosamente suscitando, a volte, risate e commozione. Quello di Anna è un viaggio fisico ed esistenziale, una ricerca del proprio passato e ma anche della sua identità. Il copione ha una struttura a matriosca, procede in maniera credibile e ben congeniata mantenendo costante la tensione narrativa e il pathos del racconto. Solida e briosa è di fatto la regia dell’olandese Mike van Diem – vincitore del Premio Oscar nel 1998 per il miglior film straniero “Character. Bastardo eccellente” – che gestisce con padronanza i fili di una trama complessa e iperbolica. Dal punto di vista pastorale il film è da considerare poetico, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzarsi in programmazione ordinaria, valorizzando la presenza di educatori e genitori, per discutere su temi quali la famiglia, l’accoglienza e il rispetto, la libertà e il rifiuto di sottomettersi alla prepotenza e alla illegalità.