Orig.: Stati Uniti (2002) - Sogg.: Douglas J.Eboch - Scenegg.: C.Jay Cox - Fotogr.(Scope/a colori): Andrew Nunn - Mus.: George Fenton - Montagg.: Troy Takaki, Tracey Wadmore-Smith - Dur.: 108' - Produz.: Neal H.Moritz, Stokely Chaffin.
Interpreti e ruoli
Reese Witherspoon (Melanie Carmichael), Patrick Dempsey (Andrew), Josh Lucas (Jake), Candice Bergen (il sindaco), Fred Ward (Earl), Mary Kay Place (mamma di Melanie)
Soggetto
Affermatasi come stilista a New York, la giovane Melanie viene chiesta in moglie dal coetaneo Andrew. Lui è di bell'aspetto e, sopratutto, é il figlio unico dell'attuale sindaco della città, una signora volitiva e decisa. Quando cominciano a parlare dei preparativi, Melanie dice ad Andrew che deve assolutamente tornare al suo paese natale, in Alabama. Per informare da sola i genitori che non vede da sette anni, aggiunge, ma in realtà anche per risolvere una questione di non poco conto: chiudere con il divorzio il matrimonio contratto da giovanisima con Jake, compagno di liceo, e mai veramente sciolto. Tornata a casa, Melanie si trova catapultata in una realtà che credeva di aver dimenticato. All'inizio i problemi non si contano: con i genitori, con gli amici di un tempo, con il marito che non vuole saperne di firmare le carte. Col passare dei giorni, però, le cose cambiano. Melanie recupera il gusto della vita di un tempo, rientra nei ritmi delle feste di campagna e delle tradizioni di provincia, spesso improntate al senso di rivincita degli stati del sud verso quelli del nord. Infine Jake firma. Quando all'improvviso Andrew arriva in paese, la decisione di sposarsi è subito presa. Il giorno del matrimonio un avvocato piomba sulla cerimonia: dice a Melanie che ora é lei ad essersi dimenticata di firmare. Melanie prende la penna ma la mano resta ferma. Il matrimonio non si fa più, e Andrew ne comprende il motivo. Melanie raggiunge di corsa Jake. Il loro amore non era mai finito, si baciano e continuano a restare sposati.
Valutazione Pastorale
Si tratta di una commedia spigliata e divertente. Una favola, naturalmente, costruita però su quegli sprazzi di autenticità (i luoghi, gli ambienti, gli atteggiamenti) che la rendono vera e verosimile, tanto garbata da poter essere presa sul serio. Facendo perno sul contrasto tra New York, metropoli dispersiva e disumanizzante, e un paesino dell'Alabama, dove la campagna si stende a perdita d'occhio, le tradizioni sono l'attualità e la torta fatta in casa è un impegno quotidiano, il racconto procede svelto e simpatico, prevedibile ma mai scontato. Arrivano alla fine indicazioni significative, dette senza pedanteria: non si deve rinunciare alla proprie radici, il matrimonio può essere salvato e diventare il simbolo di un amore autentico. Qualche passaggio un po' sdolcinato non inficia l'insieme del film, che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, e certamente semplice.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare come spettacolo leggero piacevole, ben scritto e interpretato.