Sogg. e Scenegg.: Michael Roemer - Fotogr.: (panoramica/b.n.) Robert Young - Mus.: Frank Lewin - Montagg.: Terry Lewis, Georges Klotz - Dur.: 85' - Produz.: Robert Young, Michael Roemer
Interpreti e ruoli
Martin Priest (Harry Plotnick), Ben Lang (Leo), Maxine Woods (Kay), Henry Nemo (Max), Jacques Taylor (Jack), Jean Leslie (Irene), Ellen Herbert (Mae), Sandra Kazan, Ronald Coralian, Max Ulman
Soggetto
trascorso un pò di tempo in galera, Harry Plotnick, torna a New York. È un capo ebreo di mezza tacca, un traffichino che si era dato da fare nel sottobosco delle scommesse clandestine. Fuori, tuttavia, incontra un sacco di difficoltà. Uno dei compari (Max), gli è ancora amico, ma altri due fidi, Armando e Jesus, sono passati al servizio di altri boss emergenti. I tempi sono cambiati ed Harry non trova più spazio. Solo il cognato Leo lo aiuta, offrendogli una partecipazione per la gestione di un locale. Pur di rientrare nel giro, Harry semina qua e là un pò dei dollari che gli rimangono, ma resta impaniato in un groviglio di rapporti ed obblighi. Deve vedersela con una sorella grassa e protettiva (e relative amiche), con Kay sua ex moglie e relativa figlia incinta (perdute di vista da molti anni e ritrovate in occasione di un incidente d'auto) e poi con Milly (altra figlia sua, sconosciuta fino allora). Sbatacchiato e frastornato, lo sfortunato ebreo finisce come testimone in un processo contro un boss mafioso italo-americano, viene intervistato in televisione, si lascia affiliare da una loggia più grottesca che massonica, avendo sempre alle spalle un passato compromettente. Alla fine e poiché da tempo sa che il suo cuore è malato, si pente, conforta parenti ed amici e perdona gli avversari, confessando, nella ambulanza che lo porta all'ospedale, di essere stato lui a mandare a fuoco l'alloggio dove si trova una contabilità truccata. Ma la vecchia diagnosi sul cuore di Harry si rivela del tutto errata. Il traffichino è condannato a vivere, non senza prima rientrare in prigione. Ci starà poco: in fondo non è un malvagio, anzi a suo modo è anche generoso e, d'altra parte, è pure nonno.
Valutazione Pastorale
un bianco e nero, il film di un indipendente americano (Michael Roemer), prodotto nel '70, che entra ora in circolazione. Considerato all'epoca come opera di fiacca comicità e troppo graffiante per la comunità ebraica di New York, ha trovato successo tra gli immancabili critici entusiasti, per i quali è un "cult-movie". Si tratta di un collage di eventi e fatterelli fra l'assurdo e il patetico, con un personaggio alquanto candido che, volendo tornare a fare il malavitoso di una volta, incappa in contrattempi vari, preso da lacci familiari e trappole sociali. C'è l'ambiente ebreo della Grande Mela (le cerimonie, i riti e le feste) e c'è pure una ricca e sfaccettata tipologia umana: Harry è per l'appunto un candido, non cattivo e sicuramente uno sfortunato pasticcione. L'attore Martin Priest ce ne offre una immagine stralunata, fino al finale quasi farsesco (la primitiva ed errata diagnosi medica, escamotage peraltro risaputo e scontato), che rispedisce in prigione il piccolo malavitoso, per riaverlo a tempo debito in libertà, meno svagato e jellato e, questa volta, sinceramente deciso a mutare vita.