TUTTI GLI ANNI, UNA VOLTA L’ANNO **

Valutazione
Accettabile-riserve, Realistico
Tematica
Amicizia
Genere
Commedia
Regia
Gianfrancesco Lazotti
Durata
87'
Anno di uscita
1994
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
TUTTI GLI ANNI, UNA VOLTA L'ANNO
Distribuzione
Academy
Soggetto e Sceneggiatura
Gianfrancesco Lazotti, Cecilia Calvi Paolo Scola
Musiche
Giovanni Venosta
Montaggio
Carlo Fontana

Sogg.: Paolo Scola - Scenegg.: Gianfrancesco Lazotti, Cecilia Calvi - Fotogr.: (panoramica/a colori) Sebastiano Celeste - Mus.: Giovanni Venosta - Montagg.: Carlo Fontana - Dur.: 87' - Produz.: DDS Cinematografica

Interpreti e ruoli

Giorgio Albertazzi (Lorenzo), Paolo Bonacelli (Romano), Lando Buzzanca (Mario), Carla Cassola (Anna Maria), Paolo Ferrari (Francesco), Paola Pitagora (Ginevra), Giovanna Ralli (Laura), Jean Rochefort (Raffaele), Alessandra La Capria (Giulia), Gianmarco Tognazzi (Davide), Vittorio Gassman (Giuseppe)

Soggetto

è una tradizione, per un gruppo di amici, quella di riunirsi per una cena annuale in un ristorante cittadino. L'organizzatore è un ex-prefetto in pensione, Lorenzo. Ma c'è una novità: di Filippo, improvvisamente morto da poco, si legge una lettera, quando tutti (tranne Giuseppe, sempre in ritardo) sono seduti a tavola. La missiva viene letta dal notaio Romano: essa contiene una proposta assolutamente insolita. Al defunto piacerebbe infatti che tutti gli amici sessantenni andassero a vivere in totale armonia in un antico convento in Umbria, che ha comprato e stava restaurando. Ma i convitati non accettano l'idea di quella specie di comunità sodale: Francesco e soprattutto sua moglie Laura hanno problemi personali; Anna Maria, nubile, è molto impegnata nel suo lavoro e trova assurda la proposta; Mario ha a Roma una giovanissima amante (per caso la vede nel ristorante con un giovane); Ginevra non è tipo da eremo. Quanto a Raffaele, egli è un eccentrico burlone con preoccupazioni cardiovascolari ed un figlio, Davide, che si occupa delle bizzarrie paterne. Messa ai voti, la proposta trova un solo favorevole: da qui sospetti e allusioni. Poi si scopre che la lettera di Filippo non è affatto del morto: è stato il pigro e sornione notaio a scriverla, poichè in realtà il convento appartiene proprio a lui. All'arrivo di Giuseppe, un'altra sorpresa: egli si trova agli arresti domiciliari come indiziato per tangenti e l'idea di un trasferimento in Umbria sembra solleticarlo molto. A notte fonda, il goliardico Raffaele ha un grave malore: viene chiamata un'ambulanza, ma questi si riprende. Poco dopo gli infermieri porteranno via un infartuato: è il vecchio e simpatico proprietario del ristorante.

Valutazione Pastorale

un plauso al regista (Gianfrancesco Lazotti), al soggettista (Paolo Scola) ed agli autori della sceneggiatura (lo stesso Lazotti con Cecilia Calvi). Il loro lavoro offre uno spettacolo disinvolto e sàpido: una commedia brillante nel suo realismo, una grande finezza di scrittura e finalmente un dialogo spiritoso, con arguzie e perfino qualche minuscola gag. I personaggi sono disegnati e spesso incisi con mano leggera e con notevole misura. Qualche vena amarognola non scivola nel patetismo uggioso dei ricordi, delle delusioni e rimpianti. La proposta dell'amico defunto (in realtà del notaio imbroglione) è bizzarra e destinata a sconvolgere la routine e i compromessi della vita. Il quadro è completo, divertente e convincente. Vi primeggia Jean Rochefort, un comico stravagante e beffardo e attore di gran talento. Alcune situazioni "realistiche" motivano le riserve.

Le altre valutazioni

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