Orig.: Francia (2011) - Sogg.: tratto dal romanzo "Vite che non sono la mia" di Emmanuel Carrère - Scenegg.: Philippe Lioret, Emmanuel Courcol - Fotogr.(Scope/a colori): Gilles Henry - Mus.: Flemming Nordkrog - Montagg.: Andrea Sedlàckova - Dur.: 120' - Produz.: Marielle Duigou, Philippe Lioret.
Interpreti e ruoli
Vincent Lindon (Stéphane), Marie Gillain (Claire), Amandine Dewasmes (Céline), Yannick Rénier (Christophe), Pascale Arbillot (Marthe), Laure Duthilleul (Carole), Isabelle Renauld (dott.ssa Hadji), Anna Bella Dreyfus (Mona), Thomas Boinet (Arthur), Lena Crespo (Léa), Eric Naggar (avv. Amado), Clémentine Baert . (Camille)
Soggetto
Magistrato al tribunale di Lione, Claire gestisce in modo inadatto la causa di una donna citata dalle banche di credito per inadempienze eccessive. Il caso passa così a Stephane, che si muove sulla stessa linea, usando però maggiore freddezza e precisione. Sposata e con due figli piccoli, Claire riceve dall'ospedale la notizia di essere affetta da un tumore al cervello. Rifiuta le cure e non informa nessuno. Mentre la causa va avanti, Claire e Stephane entrano in una certa confidenza, fino al punto che, in occasione di un nuovo malore, all'ospedale Claire lo fa passare per il padre, si fa aiutare ad evitare il ricovero ma ora è costretta a rivelare tutto. Il male avanza, anche il marito Christophe ne è informato. Stephane dice a Claire, di nuovo in ospedale, che la corte costituzionale ha accolto la sentenza di assoluzione per la donna. Non è ancora vero, ma Claire muore. La comunicazione ufficiale arriva il giorno dopo.
Valutazione Pastorale
Il punto di partenza è un romanzo. Sarebbe interessante sapere come ha operato rispetto a quello la sceneggiatura: se fedelmente, per sottrazione o per aggiunta. Resta il fatto che, dopo una prima ora di faticoso ma ben sostenuto equilibrio, nel rapporto tra sentimenti, denuncia e malattia qualcosa si spezza, l'incontro col vero si fa meno probabile, e lo sguardo del regista si perde in poco opportuni giochi di scambio. Stephane che porta Claire alla partita di rugby e la coinvolge nel brindisi per la vittoria; Claire che consegna a Céline il profumo adatto perchè lei la sostituisca nel cuore del marito e sia la mamma di quattro figli: sono solo due momenti che indicano come il dramma ceda il passo ad un verosimile di maniera, posticcio e un po' ricattatorio, nel quale l'appassionata difesa dei deboli dal potere economico si annacqua nel pianto per la prematura scomparsa. Gli argomenti scelti scorrono ben spiegati ma senza diventare problematici a livello narrativo. Il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, però semplice e da indirizzare a dibattiti, almeno per la presenza di temi importanti, anche se svolti con qualche sentimentalismo di troppo.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e, meglio, in occasioni mirate per avviare riflessioni sui temi che la pellicola propone, con i limiti sopra espressi.