TUTTI I VERMEER A NEW YORK *

Valutazione
Accettabile-riserve, Realistico
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Jon Jost
Durata
77'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
ALL THE VERMEERS IN NEW YORK
Distribuzione
Cadmo Film
Soggetto e Sceneggiatura
Jon Jost
Musiche
John English
Montaggio
Jon Jost

Sogg.e Scenegg.: Jon Jost - Fotogr.: (normale/a colori) Jon Jost - Mus.: John English - Montagg.: Jon Jost - Dur.: 77' - Produz.: Henry S. Rosenthal

Interpreti e ruoli

Emmanuel Chaulet (Anna), Katherine Bean (Nicole), Stephen Lack (Mark), Grace Phillips (Felicity), Laurel Lee Kiefer (Artel Ainsworth), Roger Ruffin (Max), Gracie Manson, Gordon Joseph Weiss

Soggetto

tre giovani donne vivono insieme a New York: Anna, attrice francese, sempre incerta nelle sue scelte; Felicity, ricca figlia di un padre amante di pittura; Nicole, una cantante lirica indiana che passa le giornate in ossessionanti vocalizzi. Mentre Anna si trova al Metropolitan Museum, nella sala dedicata ai quadri di Vermeer, ferma davanti ad un celebre ritratto di donna, viene avvicinata da Mark. Questi è un uomo maturo, pragmatico, stressato dal suo lavoro di agente di cambio e dall'isteria dei clienti, però innamorato dell'Arte e del suo mistero. Per lui la giovane ignota è incredibilmente rassomigliante a quella dello splendido quadro. Egli passa ad Anna, incredula anche se lusingata, un biglietto, nel quale le chiede un appuntamento in un caffè, a cui lei va con Felicity in veste di interprete; poi i due si ritrovano in vetta ad un grattacielo e lassù Anna oppone rari sorrisi e rare parole al suo ammiratore, tipo scettico per natura e stanco dal proprio lavoro. Ricevutala in casa, Mark propone alla donna di trasferirsi da lui, al decimo piano con spettacolare vista su New York, per isolarsi dalla banalità della gente e dallo strepito sottostante. Ma lei, sempre fredda ed enigmatica, rifiuta e, quando lui offre comunque di aiutarla, inaspettatamente chiede tremila dollari per pagarsi l'affitto: stupito, Mark provvede e l'incontro ha termine. In seguito Anna decide di tornare in Francia dai genitori e dal suo fidanzato; l'amica partirà con lei. Ma, appena chiusa la porta dell'abitazione (dalla quale hanno fatto sloggiare l'assillante indiana), ecco che squilla il telefono: è la voce di Mark. Rovinato finanziariamente, l'uomo ha lasciato l'ufficio per correre al Metropolitan Museum ancora una volta a rivedere "quel ritratto di Vermeer", davanti al quale è colpito da un malore. Trovato un telefono, Mark lascia ad Anna il suo "ti amo". Accorsa sul posto, la donna trova il cadavere di Mark accasciato in una cabina telefonica.

Valutazione Pastorale

è uno squarcio di vita, appena un'avventura e neppure conclusa, la cronaca di un sogno, dove il Metropolitan Museum appare come un tempio astrale, in cui solo la "bellezza assoluta" ha diritto di esistere lasciando fuori tele imbrattate, soldi e strepito e, dentro, al massimo i sognatori di raffronti eventuali con i tratti di creature in visita.Il film è di stampo intellettuale; tutto sommato ha qualcosa di glaciale e abbonda di pensieri (anche a volte banali) quando il brocker si ascolta e si racconta fuori del bailamme del suo ufficio. Alterna momenti più validi sul piano narrativo e del dialogo (si veda, ad esempio, quello al caffè) ad altri vacui se non inutili (nella galleria di Gracie, la mercante d'arte, alle prese con un pittore in cerca di un acconto di denaro). E' ottimo per quanto concerne fotografia e luci, anche se si compiace di un calligrafismo estenuante. A parte siffatte bellurie, non c'è però, un solo istante in cui la vicenda implichi partecipazione dello spettatore sul piano umano. In definitiva, un lavoro cervellotico, un'esercitazione formale con alcuni pregi, qualche squilibrio ed una passionalità del tutto occultata: con un uomo deluso, amaro e scettico -da un lato(l'attore però è in ruolo) ed una donna che per lui assomiglia a colei che l'Arte ha creato così enigmatica e misteriosa.

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