Orig.: Italia (2010) - Sogg.: Carla Vangelista dal proprio romanzo omonimo - Scenegg.: Silvio Muccino, Carla Vangelista - Fotogr.(Scope/a colori): Marcello Montarsi - Mus.: Stefano Arnaldi - Montagg.: Cecilia Zanuso - Dur.: 110' - Produz.: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz.
Interpreti e ruoli
Silvio Muccino (Andrea), Isabella Ragonese (Livia), Michael Rainey jr. (Charlie), Maya Sansa (Ingrid), Flavio Parenti (Tommaso), Greta Scacchi (Cristina)
Soggetto
Ventotto anni, una famiglia ricca alle spalle, un difficile legame con la madre algida e distante, Andrea riceve una lettera dal padre che gli chiede di raggiungerlo in Kenia, perchè sente vicina la fine. Mosso dal rancore di una lontananza ventennale, Andrea arriva a Nairobi e scopre di avere un fratellastro, un bambino di otto anni di nome Charlie, che il padre ha avuto da una donna del luogo. Andrea non fa in tempo a parlare con il genitore, mentre apprende di essere per legge il tutore legale del bambino. Dopo un inutile tentativo di afidarlo al nonno, Andrea torna a Roma con Charlie, e questa nuova presenza arriva a turbare la convivenza priva di responsabilità di lui e della sua ragazza Livia. Andrea deve cominciare un'altra vita, ricominciare da zero, e rivedere tutte le proprie sicurezze.
Valutazione Pastorale
Dice Silvio Muccino: " 'Un Altro Mondo' é la storia di un viaggio in cui non cambiano solo i paesaggi all'interno dei quali si muovono gli attori, ma in cui si modificano anche gli 'occhi' con cui i protagonisti vedono il mondo. Proprio per questo ho sentito l'esigenza di raccontare questo film come un leggero e graduale avvicinamento al cuore dei personaggi partendo dal loro aspetto più superficiale". Se diciamo che questo percorso da uno stato di vacuità iniziale a quello di un lento cambiamento di atteggiamento e di pensiero appare alquanto scontato fin da poco dopo l'inizio, non è per sminuire l'importanza dei temi affrontati. E' che il percorso di Andrea dall'estraneità alla presa di coscienza inciampa in qualche situazione un po' precostituita, e un certo manierismo affiora nella dimensione della ricchezza che non porta felicità o in quella dell'instabilità affettiva che segna indelebilmente la società italiana di oggi. La frase 'la vita fa schifo' buttata lì senza alternativa suona alquanto didascalica. Tuttavia la sostanza centrale del copione (il coraggio di assumersi responsabilità e di crescere come persona) resta valida e attuale. Per questo il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile e, nell'insieme dello svolgimento, semplice.
Utilizzazione
Il film é da utilizzare in programamzione ordinaria, e in seguito come proposta italiana su temi assai coinvolgenti.