Un altro mondo

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amore-Sentimenti, Denaro, Dialogo, Dolore, Donna, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Giustizia, Lavoro, Malattia, Mass-media, Matrimonio - coppia, Media, Metafore del nostro tempo, Politica-Società, Potere, Povertà-Emarginazione
Genere
Drammatico
Regia
Stéphane Brizé
Durata
96'
Anno di uscita
2022
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
Un autre monde
Distribuzione
Movies Inspired
Soggetto e Sceneggiatura
Olivier Gorce, Stéphane Brizé
Fotografia
Eric Dumont
Musiche
Camille Rocailleux
Montaggio
Anne Klotz
Produzione
Nord-Ouest Films (Christophe Rossignon, Philip Boëffard), France 3 Cinéma, con Diaphana, Wild Bunch International, con la partecipazione di Canal +, Ciné +, France Télévisions, con Sofitvciné 7, La Banque Postale Image 13, Cineventure 5, Manon 10, con il supporto di Région Île-de-France, Région Nouvelle-Aquitaine and Département de Lot-et-Garonne, in partnership con CNC

Il film è stato presentato in Concorso alla 78a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2021)

Interpreti e ruoli

Vincent Lindon (Philippe Lemesle), Sandrine Kiberlain (Anne Lemesle), Anthony Bajon (Lucas Lemesle), Marie Drucker (Claire Bonnet Guérin), Guillaume Draux (M Beaumont), Joyce Bibring (Juliette Lemesle)

Soggetto

Philippe Lemesle è un dirigente d’azienda che ha passato i cinquant’anni. Dopo tanti anni di matrimonio e due figli, la situazione familiare sembra deragliare: la moglie chiede la separazione perché è ormai esausta per le assenze dell’uomo a causa del lavoro; il minore dei figli, in età adolescenziale, manifesta poi improvvise fragilità. A questo si aggiungono inattese pressioni da parte della multinazionale dove lavora: la sede centrale americana chiede un netto taglio dei posti di lavoro…

Valutazione Pastorale

Accanto a Ken Loach e ai fratelli Dardenne, il regista Stéphane Brizé si è guadagnato un posto in prima linea nel cinema europeo di impegno civile, attento a raccontare la condizione degli ultimi sul posto di lavoro, tra diritti che sbiadiscono e pressioni sempre più insostenibili. Francese classe 1966, Brizé con il suo ultimo film “Un altro mondo” ("Un autre monde"), in concorso a Venezia78 (2021), chiude idealmente la sua trilogia cinematografica iniziata con “La legge del mercato” (2015) e “En guerre” (2018).
La storia: Philippe Lemesle è un dirigente d’azienda che ha passato i cinquant’anni. Dopo tanti anni di matrimonio e due figli, la situazione familiare sembra deragliare: la moglie chiede la separazione perché è ormai esausta per le assenze dell’uomo a causa del lavoro; il minore dei figli, in età adolescenziale, manifesta poi improvvise fragilità. A questo si aggiungono inattese pressioni da parte della multinazionale dove lavora: la sede centrale americana chiede un netto taglio dei posti di lavoro. In linea anche delle preoccupazioni degli operai della sua fabbrica, Philippe prova a negoziare un piano di risanamento alternativo, ma i vertici sono irremovibili. L’uomo si trova quindi al crocevia di decisioni spinose e e sofferte…
Dei tre film firmati regista “Un altro mondo” è di certo il più bello e maturo. Brizé compone un racconto solido e compatto, capace di scandagliare la drammaticità della realtà odierna, la diffusa e allarmante precarizzazione del mondo del lavoro, offrendo al contempo un timido appiglio di speranza. Un ancoraggio che giunge dal terreno degli affetti, dalla famiglia. Il protagonista Philippe, tratteggiato con grande mestiere e intensità da Vincent Lindon, attore di riferimento di Brizé (è anche nei due film precedenti), si trova schiacciato in una morsa stritolante: dopo tanti anni di sacrifici sul lavoro, avendo raggiunto il posto da dirigente, i problemi aumentano a dismisura; l’azienda gli chiede provvedimenti sempre più spregiudicati, ai danni ovviamente dei più indifesi. Ancora, l’eccesso di lavoro lo ha portato a logorare i rapporti in casa; lui che voleva garantire a tutti benessere e tranquillità, si sta ritrovando sempre più solo e in affanno. Brizé compone un quadro dolente e angosciante, non registrando solo la condizione degli operai ma anche dei manager, cercando così di allargare il campo di osservazione alla filiera lavorativa tutta; lavoratori schiacciati da una logica del mercato sempre più schizofrenica e votata al profitto disumano, dove valori e diritti sembrano non trovare (più) posto. Un film doloroso, necessario, di marcato realismo, dove brilla in ultimo anche la speranza: Philippe si oppone alle scelte dell’azienda, pagando un caro prezzo, ma ritrovando se stesso e la propria famiglia. Il futuro è un’incognita, ma non lo affronterà da solo. Incoronato già vincitore del premio cattolico internazionale Signis a Venezia78, “Un altro mondo” è da valutare come consigliabile, problematico e per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è indicato per la programmazione ordinaria e per successive occasioni di dibattito

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