Orig.: Stati Uniti (2002) - Sogg. e scenegg.: Jason Filardi - Fotogr.(Scope/a colori): Julio Macat - Mus.: Lalo Schifrin - Montagg.: Jerry Greenberg - Dur.: 110' - Produz.: David Hoberman, Ashok Amritraj.
Interpreti e ruoli
Steve Martin (Peter Senderson), Queen Latifah (Charline Morton), Jean Smart (Kate), Joan Plowright (sig.ra Arnes), Eugene Levy, Missi Pyle.
Soggetto
Peter Sanderson, avvocato dal carattere schivo, sta per separarsi dalla moglie anche se ne é ancora innamorato. Entrato in contatto via Internet con una collega, decide di incontrarla ma nella sera stabilita alla sua porta si presenta Charlene, una negra di robuste dimensioni appena uscita di prigione e in attesa di processo. La donna si dichiara innocente e vuole che Peter l'aiuti a dimostrare la sua estraneità ai fatti di cui è accusata. Risultato vano ogni tentativo di liberarsene, Peter si rassegna ad occuparsi del caso. La vicinanza di Charlene lo porta ad assumere atteggiamenti più decisi, vivaci, quasi trasgressivi. La cosa gli crea sul momento non pochi problemi sia nei confronti della ex moglie sia verso una cliente, la anziana e facoltosa signora Arness. A lungo andare però gli equivoci si chiariscono. Il vero colpevole viene arrestato. Charlene é libera. Peter lascia lo studio e si mette in proprio, avendo riconquistato la moglie e i due figli dopo aver buttato dalla finestra il telefono cellulare.
Valutazione Pastorale
Un uomo bianco e una donna di colore; anzi un uomo bianco riservato e quasi introverso e una donna di colore vitale ed esuberante oltre il limite. Costruita sullo scontro tra gli opposti, la commedia 'deve' fare scintille, prendendo il via tra numerose situazioni di crisi e portandole tutte a compimento verso il lieto fine. Così appunto succede, ma alla comicità che l'accompagna si fa non poca fatica ad aderire. Dialoghi, situazioni, atteggiamenti, gestualità scivolano troppo spesso sul tono dell'"americanata" tutta esteriore. I riferimenti ad usi e costumi statunitensi in questo caso diventano un limite e una forzatura. Certo si parla del problema razziale, della spietata concorrenza sul lavoro tra avvocati, delle difficoltà a mantenere unita la famiglia. Ma questi accenni sono troppo annacquati da un umorismo sbracato e sgangherato che fa ricorso ai soliti doppi sensi con sequenze poco divertenti. Nell'insieme il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come futile e segnato da grossolanità.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, essendo a conoscenza del suo modesto livello. Qualche attenzione per i minori in caso di passaggi televisivi.