Orig.: Italia (1999) - Sogg.: Silvia Tortora - Scenegg.: Umberto Contarello, Maurizio Zaccaro - Fotogr.(Scope/a colori): Pasquale Rachini - Mus.: Pino Donaggio - Montagg.: Anna Napoli - Dur.: 120' - Produz.: Giovanni Di Clemente.
Interpreti e ruoli
Michele Placido (Enzo Tortora), Stefano Accorsi (avvocato Della Valle), Mariangela Melato (Anna Tortora), Giovanna Mezzogiorno (Silvia Tortora), Leo Gullotta (Pandico), Giuliano Gemma (avvocato Dell'Ora), Vincenzo Peluso (Meluso)
Soggetto
Il 17 giugno 1983, alle quattro del mattino, Enzo Tortora, noto presentatore di programmi televisivi di successo, viene arrestato all'Hotel Plaza di Roma: il pentito Giovanni Pandico ha fatto il suo nome come affiliato alla Nuova Camorra Organizzata e corriere della cocaina per conto di Raffaele Cutolo. La difesa viene assunta dagli avvocati Della Valla,Dall'Ora e Coppola. Nei mesi successivi Tortora sostiene confronti con gli altri pentiti Melluso e Villa, che insistono nelle accuse. Il 17 agosto 1984 il tribunale di Napoli emette l'ordinanza di rinvio a giudizio per 640 imputati tra cui Tortora.Il 4 febbraio 1985 inizia il processo di primo grado che si chiude il 17 settembre successivo con la condanna di Tortora a dieci anni e sette mesi di reclusione. Il 20 maggio 1986 prende il via il processo di appello. Il 1 settembre l'avvocato Della Valle pronuncia l'arringa della difesa con un intervento di sette ore. Il 15 settembre, alle 11 di mattina, la corte pronuncia il verdetto: Enzo Tortora é assolto con formula piena, sentenza confermata dalla Cassazione il 17 giugno 1987.
Valutazione Pastorale
Nella trama si elencano le date principali, utili per inquadrare un avvenimento che ha attraversato quasi tutti gli anni Ottanta italiani, allargandosi dal terreno giudiziario a quello politico e civile. Nei titoli di coda vengono citati quelli che, con compiti diversi, furono i protagonisti della vicenda e a fianco si ricorda la carica che oggi ricoprono: i fatti sono ancora troppo recenti perché se ne possa parlare in modo aperto e diretto. E tuttavia non é neppure giusto rimuovere, far finta di niente, dimenticare. Così ecco subito il primo, notevole merito del film di Zaccaro: riportare l'attenzione sull'episodio, raccontarlo senza pregiudiziali nè schematismi e offrirlo all'opinione pubblica come testimonianza viva, occasione di riflessione, pungolo a non tenere gli occhi chiusi. Costruito su una struttura ad incastro che alterna le varie fasi della vicenda in un crescendo drammatico e incalzante, il film ha un taglio incisivo e coraggioso: restituisce il senso dello smarrimento progressivo del protagonista e del clima di angoscia e paura che si viene a poco a poco instaurando, all'interno di un 'sistema' che si sente forte e intoccabile. Zaccaro ha il pregio di non dirigere un'opera di semplice denuncia sociale ma di andare più in profondità, laddove le azioni che ciascuno compie vengono a contatto con la propria coscienza, con l'essere uomini in mezzo agli altri. Film quindi di notevole valore che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile, sicuramente problematico e da proporre per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, come prodotto italiano capace di affrontare in modo misurato e attento un argomento così delicato. E' da recuperare largamente in occasioni mirate per parlare di argomenti che riguardano anche l'Italia di oggi.