UNA STREGA CHIAMATA ELVIRA

Valutazione
Inaccettabile, Volgare
Tematica
Genere
Farsesco
Regia
James Signorelli
Durata
93'
Anno di uscita
1989
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
ELVIRA MICTRESS OF THE DARK
Distribuzione
I.I.F.
Soggetto e Sceneggiatura
Sam Egan, John Paragon, Cassandra Peterson
Musiche
James Campbell
Montaggio
Battle Davis

Sogg. e Scenegg.: Sam Egan, John Paragon, Cassandra Peterson - Fotogr.: (normale/a colori) Hanania Baer - Mus.: James Campbell - Montagg.: Battle Davis - Dur.: 93' - Produz.: New World Picture, N. B.C. Productions

Interpreti e ruoli

Elvira (Elvira), W.Morgan Sheppard (Vincent Talbon), Daniel Greene (Bob Redding), Susan Kellermann (Patty), Jeff Conaway (Travis), Edie Mcclurg (Chastity Pariah), Charles Woolf (Nanny), Mario Celario, Bill Cabie

Soggetto

appreso che la zia Morgana l'ha nominata sua erede, Elvira una appariscente star di filmetti pubblicitari va a prendere possesso di una vecchia casa in provincia, di un cagnolino e di un polveroso libro di ricette. È proprio il libro ciò che interessa a Vincent fratello della defunta poiché fra le ricette vi sono alcune parole magiche che potrà crearlo padrone delle tenebre. Da ciò le persecuzioni alla ragazza, tanto più che in un baule nella soffitta ci sono le prove che essa è figlia di una strega. Il malvagio Vincent, che intanto ha fatto prigioniero un certo Bob incontrato sul posto dalla nipote, accusa quest'ultima di stregoneria e i bempensanti della cittadina legano Elvira con le corde e la condannano al rogo in piazza. In qualche modo, però, le magie funzionano: Bob si libera e libera la ragazza la quale, infilato al dito un anello materno, fulmina con raggi micidiali e sconfigge il suo perfido parente. Distrutta la casa e ormai erede dei molti soldi dello zio, Elvira se ne va con Bob a Las Vegas, per mettere sù quel fastoso spettacolo che da tempo aveva in mente di fare.

Valutazione Pastorale

film volgare e non solo e non tanto perché c'è in scarsi panni vampireschi o stregonici la vistosissima attrice Elvira, ma per il linguaggio suo e altrui, costantemente triviale specie quando vi si aggiungono certi gesti. Ormai con la impudenza siamo al fifty-fifty tra immagine e parlato, ridotto ad un tambureggiamento di grossolanità e turpitudini. Forse il film avrebbe potuto anche registrare qualche lieve guizzo (la caricatura di certi horror, con il rituale baule polveroso in solaio ed il vecchio libro con formule magiche scatenanti) e qualche spunto ironico di grana tollerabile ma è inficiato dall'indecenza inutile, voluta in quanto tale, di scurrilità verbali.

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