Interpreti e ruoli
Maël Rouin - Berrandou (Nour), Judith Chemla (Sarah), Dali Benssalah (Abel), Sofian Khammes (Mo), Moncef Farfar (Hedi), Luc Schwarz (Pietro), Tonton Manu (Oliver Loustau), Olga Milshtein (Julia), Loretta Fajeau-Leffray (Loretta)
Soggetto
Francia oggi, nel quartiere popolare di Sète. Nour ha quattordici anni, tre fratelli più grandi e una madre in coma della si prendono cura tra mille difficoltà. Il padre è morto da tempo e i quattro portano avanti la famiglia come possono arrangiandosi tra lavoretti al limite della legalità. Quando Nour conosce Sarah, un’insegnante di canto, la passione per la musica esplode in tuttala sua potenza e bellezza…
Valutazione Pastorale
Presentato al 74° Festival di Cannes (2021) e poi al Festival di Giffoni, dove ha vinto il Gryphon Award come Miglior film in Generator +13, “Una voce fuori dal coro” (“La Traviata, My Brothers and I”), primo lungometraggio del regista francese Yohan Manca, racconta la storia del quattordicenne Nour (Maël Rouim-Bernardo) che vive con tre fratelli nel quartiere popolare di Sète, un’assolata località balneare nel Sud della Francia. I quattro “custodiscono” la madre (araba) che giace in coma attaccata alle macchine e che loro hanno voluto a tutti i costi tenere in casa, rifiutando sempre l’idea di “lasciarla” in ospedale. Ma le cure costano: il padre (muratore italiano che cantava arie di opere liriche alla moglie) è morto da tempo e la famiglia tira avanti come può con lavoretti al limite della legalità (il più delle volte oltre il limite). Abel, che più di tutti avverte il peso e le responsabilità del ruolo di fratello maggiore; Mo, scanzonato e vanesio ed Hedi, insofferente e suscettibile, decidono che è arrivato il momento che anche il piccolo Nour contribuisca al ménage familiare, magari facendo consegne per una pizzeria. Quando il ragazzo conosce Sarah (Judith Chemla, “Una vita” di Stéphane Brizé, 2017) insegnante di canto lirico che lo coinvolge nelle sue lezioni, la passione per la musica lirica, l’incanto per la voce di Luciano Pavarotti, esplodono, insieme al suo talento. Per Nour potrebbe aprirsi un orizzonte di vita completamente diverso.
“Il film – dichiara il regista Yohan Manca – è liberamente adattato da un'opera teatrale di Hédi Tillette de Clermont-Tonnerre, che ho portato in scena e recitato quando avevo 17 anni. È composto da quattro monologhi, recitati da quattro fratelli e racconta l’incontro del più giovane con l'arte, contro ogni previsione. E questa esperienza mi è molto familiare perché è ciò che io stesso ho vissuto. Ho messo molti ricordi personali in questo film, della mia giovinezza, della mia infanzia. Mi sono infatuato di un’aria da ‘L’elisir d’amore’ di Gaetano Donizetti intitolata “Una furtiva lacrima”. Quando ho deciso quale fosse la vocazione di Nour, ho pensato subito all’opera, mi è sembrata una scelta naturale”.
“Una voce fuori dal coro” è un classico racconto di maturazione, ma ha dalla sua alcuni elementi di originalità. Primo tra tutti l’idea, coraggiosa e insolita, di accostare le banlieue francesi all’opera lirica e poi la stessa ambientazione: non la grande e dispersiva capitale, ma le lunghe e assolate giornate in una tranquilla città di provincia. Certo non tutto gira perfettamente tra qualche ingenuità e un epilogo dal sapore fiabesco, ma i temi ci sono tutti: la solitudine, la voglia di riscatto, la fatica di vivere, la forza e l’importanza dei legami familiari. Da segnalare l’interpretazione di Maël Rouim-Bernardo che, con la sua “gentile ostinazione”, ci regala un Nour irresistibile. “Una voce fuori dal coro” è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni di dibattito.