Sogg.: dal romanzo "36 fillette" di Catherine Breillat - Scenegg.: Catherine Breillat - Fotogr.: (panoramica /a colori) Laurent Dailland - Mont: Yann Dedet - Dur.: 85' - Prod. French Production, C.B. Film, C.F.C.- Vietato ai minori degli anni quattordici
Interpreti e ruoli
Delphine Zentout (Lili), Etienne Chicot (Maurice), Olivier Parniere (Bertrand), Jean-Pierre Leaud (Boris Golovine), Berta Dominguez D. (Anne Marie), Jean-François Stevenin (il Padre), Diane Bellego (Georgia), Adrienne Bonnet (la Madre)
Soggetto
in un camping a Biarritz, una modesta famiglia della piccola borghesia francese passa le sue vacanze. Ma la quattordicenne Lili scalpita e, malgrado i rimbrotti della madre, profitta spesso dell'auto-stop, cercando gente nuova e discoteche. Sboccata e disinvolta, Lili attira l'attenzione di un play-boy, il più che quarantenne Maurice, il quale fa presto a portarsela a letto in albergo. La ragazzina, tuttavia, piena di curiosità e malizie, ma ancora vergine, stupisce e a volte irrita il maturo Maurice, che però non la molla, in una vicenda rapidissima in cui la ragazza non si concede, mentre lui, fiducioso nel ruolo di seduttore per la "prima volta" di lei, si ritrova eccitato e in trappola al tempo stesso. Disgustata dagli assalti dell'uomo, cui corrisponde in maniera maldestra e insoddisfacente, nonché vedendolo anche legato ad una amante grossolana e buon amico di una lesbica (che ha già messo gli occhi su Lili), l'adolescente riprende i discorsi consumati sulla spiaggia con Bertrand, di due anni più grande e finisce a letto con lui. È a costui, non amato, che Anna sacrificherà la sua verginità: tanto "con un coetaneo la faccenda non conta".
Valutazione Pastorale
il pregio del film consiste nel non aver posto la regista (Catherine Breillat) intenti sentimentali. La ragazzina non ha altra fragilità, se non la propria sostanziale timidezza. Per il resto è torva, sfrontata e plateale, ha un linguaggio da trivio e un corpo piuttosto sgraziato e appesantito. È tuttavia sensuale, con un viso che sembra di marzapane e fa pensare alla intensità di una camelia, osceno e curiosamente candido al tempo stesso, quale quello delle odalische di Delacroix. Persona in fondo sgradevole (ma il sorriso di Delphine Zentout, perfettamente padrona del suo personaggio, può anche intenerire), personalità complicata data l'età ingrata (lei vorrebbe sempre e solo "parlare" e in fondo di altro non ha bisogno, se non di un profondo affetto), Lili salvaguardando la verginità si carica di un forte potere seduttore. Talché il play-boy ne esce intrappolato, innervosito e sconfitto. Questa ragazza corrotta e inconsciamente perversa eppure intatta, vistosa, alternante lacrime, parolacce, dolcezza da gatta e bruscaggini villane, questa Lili vince alla fine la partita. Non c'è nel film nessun romanticismo e non c'è l'amore nemmeno nel finale. Non ci sono che durezze, istintualità e situazioni ripugnanti dove il sesso anzi la genitalità e i sentimenti non si conciliano mai. Un lavoro, dunque, provocatorio all'estremo e in questo la regia ha centrato l'obiettivo, forse anche perché Catherine Breillat è ad un tempo stesso autrice del romanzo da cui il film è tratto. Restano, ovviamente, amplissime riserve sul tema della verginità, salvaguardata dalla grintosa pulzella non per scrupoli morali o per pudore, ma in sostanza per timidezza verso colui che essa considera per lei "vecchio". Pronta però la detta pulzella a inquinare quel simbolo con l'impegnarsi in giochini erotici di natura artigianale e prontissima a rinunciare ad un dettaglio inutile ed ingombrante quando, dove e con chi vuole (anche se non amato).