Orig.: Italia/Francia (2009) - Sogg.: Marco Bellocchio - Scenegg.: Marco Bellocchio, Daniela Ceselli - Fotogr.(Panoramica/a colori): Daniele Ciprì - Mus.: Carlo Crivelli - Montagg.: Francesca Calvelli - Dur.: 128' - Produz.: Mario Gianani.
Interpreti e ruoli
Giovanna Mezzogiorno (Ida Dalser), Filippo Timi . (Benito Mussolini), Fausto Russo Alesi (Riccardo Paicher), Michela Cescon (Rachele Guidi), Piergiorgio Bellocchio (Pietro Fedele), Corrado Invernizzi (dott. Cappelletti), Paolo Pierobon (Giulio Bernardi), Bruno Cariello (giudice), Francesca Picozza (Adelina), Simona Nobili (madre superiora), Vanessa Scalera (suor Misericordiosa), Fabrizio Costella . (il piccolo Benito Albino)
Soggetto
Milano, 1914. Il giovane Benito Mussolini, antimonarchico e anticlericale, direttore de L'Avanti e convinto agitatore socialista, conosce Ida Dalser. Tra i due nasce una storia d'amore intensa e passionale. Lei nutre grande ammirazione per l'uomo, nasce un figlio, poi Benito parte per la guerra mondiale. Al ritorno, in ospedale, accanto a lui c'è Rachele, appena sposata con rito civile. Da quel momento Ida comincia a rivendicare di essere lei la vera moglie, di aver dato lei l'erede a Benito. Intanto Mussolini diventa il capo del fascismo, va a Roma, diventa inavvicinabile. Ogni tentativo é inutile. Rinchiusa in manicomio, Ida non riesce più a dimostrare la propria verità. Muore nel 1937. Il figlio, Benito Albino, muore a sua volta poco più tardi, nel 1942.
Valutazione Pastorale
C'è il primo aspetto, quello storico. Ovvero la ricostruzione della presenza di Ida Dalser nella vita del giovane Mussolini. Un fatto in vero poco studiato, che mette di fronte gli studiosi e crea opinioni contrapposte. Bellocchio poi lo fa suo per tornare a parlare di quella tematica tipica di (quasi) tutta la sua filmografia: la crudeltà dei poteri costituiti, nelle declinazioni ora del padre, ora del giudice, ora dell'apparato punitivo 'ufficiale' (i manicomi). E spunta, nemmeno troppo velato, il parallelismo tra il Mussolini giovane che rovina la vita di una donna e quello maturo che rovinerà la vita degli italiani. L'impressione che l'autore parli del passato, alludendo tuttavia al presente (anche nel rapporto, di stridente contraddizione, con la religione e con la Chiesa Istituzione, prima odiate e poi oggetto dei Patti Lateranensi) resta costante. E tuttavia, se il copione ha vari momenti di squilibrio (troppo numerosi gli inserti dai Cinegiornali), la messa in scena ha molte suggestioni: dalla corrusca fotografia di Ciprì, calata in luci fosche; alla collocazione sullo sfondo di quella cultura futurista che ha segnato i primi venti anni del Novecento. Bella regia, dunque, ma drammaturgia un po' frenata dai consueti e irrinunciabili punti fermi, di cui Bellocchio non sa fare a meno. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e in seguito come avvio alla riflessione sui molti argomenti che propone (la storia, il potere, l'immagine...). Attenzione é da tenere a motivo di alcune sequenze per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.