Sogg.: tratto dal romanzo "Aunt Julia and the scripter" di Mario Vargas Llosa - Scenegg.: William Boyd - Fotogr.: (panoramica/a colori) Ronert Stevens - Mus.: Wynton Marsalis - Montagg.: Peter Boyle - Dur.: 102' - Produz.: John Fiedler, Mark Tarlov
Interpreti e ruoli
Barbara Hershey (Julia), Keanu Reeves (Martin Loader), Peter Falk (Pedro Carmichael), Bill Mc Cutcheon (Puddler), Patricia Clarkson (Olga), Richard Portnow (Luke), Richard B.Shull (Leonard Pando), Jerome Dempsey, Paul Austin, Joel Fabiani, Cristal Field
Soggetto
nel 1950 a Detroit la vita del giovane aspirante scrittore Maritn Loader, che lavora presso la locale radio WXBU, è sconvolta dalla presenza della zia Julia, un'avvenente e spregiudicata trentacinquenne, con due matrimoni falliti che è ospite della sorella, moglie dello zio paterno. Il direttore della radio, O'Grady, ingaggia il geniale quanto stravagante soggettista Pedro Carmichael, col quale, dopo un primo approccio alquanto burrascoso, Martin fa amicizia. Mentre Carmichael imbastisce un radioromanzo melodrammatico Merin tenta, con scarso successo, di imbastire una love story con la fascinosa zia. Il tutto è complicato sia dall'intrecciarsi della soap opera con la vicenda reale, ma soprattutto dall'affaccendarsi dell'irrefrenabile Pedro che cerca di costringere Martin e Julia a vivere (mentre lui li registra a loro insaputa), scene drammatiche e passionali che lui poi sfrutta immancabilmente nella radionovela. La scoperta del flirt tra i due fa adirare padre e zio, e così Pedro organizza un matrimonio che si rivela poi una burla. Julia, offesa, torna temporaneamente alla ricerca di un marito ricco, mentre Mart si dispera. Gli "albiniani", (ossia una traduzione "politica" degli albanesi originali), sono intanto sempre più adirati dalla campagna diffamatoria messa in atto da Pedro, che rovescia su di loro e sulle loro tradizioni un profluvio di infamanti menzogne, certo che il naturale razzismo yankee debba essere una delle leve principali da stimolare per avere successo. Gli albiniani incendiano la stazione radio; Pedro si allontana travestito da cardinale su un'auto dei pompieri; Julia e Martin non essendo in realtà consanguinei possono sposarsi a dispetto della differenza d'età.
Valutazione Pastorale
condensare in poche righe la pirotecnica girandola di situazioni, dialoghi, trovate e gag che si susseguono come in una giostra, dove la finzione e la realtà si impegnano costantemente nel superarsi, non è agevole. Il ritmo è mozzafiato, l'ambientazione impeccabile, la colonna sonora raffinata ed appropriata, gli attori sono bravissimi, e si ride spesso. Purtroppo il soggettista si fa prendere qua e là la mano da battute assai pesanti, e talune sequenze volutamente caricaturali cadono in un grottesco alquanto gratuito che stona con il resto del film, quasi sempre elegante e ben tenuto. Certo la zia Julia non è un modello di virtù, e la figura di Pedro, pur nell'evidente alone surreale e allegorico in cui è immersa, si lascia troppo spesso andare a battute decisamente grossolane. Anche la cifra razzista, volutamente sopra le righe (per autocensurarsi, evidentemente, e lanciare un j'accuse alla società statunitense di ieri e di oggi), finisce per ottenere un risultato perlomeno ambiguo, visto che tutto è rimescolato, spesso con mano troppo frettolosa, nel gran calderone del grottesco. Un film in generale interessante, con evidenti pregi, ma in definitiva alquanto discutibile in non pochi particolari.