“Matteo Garrone ha fatto rivivere sullo schermo ‘Pinocchio’ di Collodi, tornando là dove ci aveva lasciato Luigi Comencini nel 1972, ma imprimendo innovazione all’immaginario visivo con richiami al mondo di chiaroscuri di Tim Burton”. Lo dichiara Sergio Perugini, segretario della Commissione nazionale valutazione film della Cei, al termine della proiezione stampa del film “Pinocchio”, targato Rai Cinema, che sarà nelle sale italiane dal 19 dicembre.
“Garrone – prosegue Perugini – questa volta abbandona lo sguardo duro e asciutto, di realismo cupo, per raccontare una favola, un romanzo di formazione, a misura di bambino. Il suo ‘Pinocchio’ è segnato da dolcezza, poesia e magia. È il racconto metaforico della vita, del diventare piccoli grandi uomini, schivando le insidie quotidiane e mettendo al centro gli affetti”.
Il film “Pinocchio”, una coproduzione italo-francese, conta su un cast di gran livello: da Gigi Proietti a Marine Vacth, da Massimo Ceccherini (co-sceneggiatore con Garrone) a Rocco Papaleo e Massimiliano Gallo. Una menzione speciale va a Roberto Benigni. “Matteo Garrone ci riconsegna il Benigni attore – rimarca ancora Perugini –; a vent’anni esatti dall’Oscar per ‘La vita è bella’, Benigni torna al cinema nel ruolo di un papà, Geppetto, che ritrova smalto nella sua esistenza grigia e misera grazie all’amore di un figlio, seppure di legno. Nel tratteggiare Geppetto, Benigni sembra richiamare il brio e la tenerezza di un altro padre, Guido, l’indimenticato protagonista di quel suo film sulla Shoah”.
“Pinocchio” è un’ulteriore conferma sul cinema di Matteo Garrone, un autore che si sta imponendo sempre più con stile e solida identità. Come sottolinea infatti Massimo Giraldi, presidente della Commissione film Cei: “Sono anni ormai che Garrone spinge il nostro cinema sempre più in là, verso il meglio del cinema europeo e mondiale, quello capace di competere anche nell’uso degli effetti speciali con l’industria a stelle e strisce. In ‘Pinocchio’ le creature magiche che Garrone mostra rapiscono con grande fascino e credibilità. La magia del film non risiede dunque solo nel racconto di Collodi ma anche nella ricchezza di sguardo che ci consegna un autore con la maiuscola”.
Articolo originale disponibile su Agenzia SIR
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