Guardare al passato per fare memoria, capire meglio il presente e allargare lo sguardo sul domani. È questo l’obiettivo de “Il cinema di Federico Fellini. Una lettura pastorale tra passato e presente”, l’eBook curato dalla Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) della Conferenza Episcopale Italiana, in occasione del centenario della nascita del grande regista riminese.
La pubblicazione, navigabile attraverso i segnalibro di Acrobat, raccoglie le schede pastorali del Centro cattolico cinematografico (struttura a partire dalla quale nel corso dei decenni si è giunti alla Cnvf) che hanno accompagnato le uscite dei film di Fellini e le rilegge per rilanciare l’invito a salvaguardare la memoria culturale. Non si tratta infatti di “un’operazione nostalgica oppure una correzione di rotta rispetto al passato; piuttosto, è radicarsi ancora di più in una memoria che ancora oggi si fa storia”, spiega Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, consegnando ai lettori questa proposta prima della pausa estiva e all’indomani della conferenza stampa di presentazione della Mostra del Cinema di Venezia in programma al Lido dal 2 al 12 settembre.
Il cinema di Fellini, osserva Corrado, “è intriso di ricordi, radici, appartenenza – ‘I vitelloni’ (1953), ‘8½’ (1963), ‘Amarcord’ (1973) –, come pure della necessità di proteggere l’innocenza interiore e il sogno”. Il suo sguardo è ancora attuale, nella lettura e interpretazione del tempo”, aggiunge il direttore dell’Ufficio Cei, sottolineando che “al di là della ricezione non sempre accomodante nella cornice socioculturale o religiosa, Fellini si è dimostrato persino ‘profetico’, cogliendo le pieghe problematiche della società italiana sulla rampa di lancio del boom economico negli anni Sessanta, pronta a perdersi poi anche nell’esplosione dei media di massa”.
L’obiettivo della pubblicazione, afferma Corrado che la firma insieme a Massimo Giraldi, Sergio Perugini ed Eliana Ariola, è proprio quello di “provare a cogliere i sassi che Fellini ha lasciato sulla strada dell’immaginario collettivo. Sassi che hanno il peso degli anni; sassi che forse sono stati scartati; sassi che alle volte sono stati ritenuti troppo appuntiti, quasi fendenti… Eppure sono sassi che aiutano a comprendere la storia, la poesia, la cultura, l’arte, sfidando il tempo e lo spazio”. Perché, “sulla strada del tempo ogni cosa ha il suo valore, anche il più inutile sasso”, come ricordano il Matto (Richard Basehart) e Gelsomina (Giulietta Masina), in una scena chiave del film La strada. Un insegnamento che nelle settimane sospese dal Covid-19 risuona ancora con tutta la sua forza e la sua verità.
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