Come ogni settimana il “punto streaming” con la Commissione nazionale valutazione film CEI e l’Agenzia SIR, le novità da vedere sulle principali piattaforme. Anzitutto una bella proposta da VatiVision, il film “EST” di Antonio Pisu con Lodo Guenzi: viaggio di formazione di tre amici nella Romania al tempo di Ceausescu, tra lampi di umorismo e realismo poetico. Su Netflix c’è l’elegante dramma inglese “La nave sepolta” (“The Dig”) di Simon Stone, da una storia vera. Protagonisti sono gli impeccabili Carey Mulligan e Ralph Fiennes. E ancora, Golden Globe edizione 2021, le candidature: l’Italia è in pista con “La vita davanti a sé” per film straniero e canzone originale.
“EST” (VatiVision)
Passato alla 77a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, nella sezione autonoma Giornate degli autori, sbarca dal 5 febbraio su VatiVision la commedia drammatica “EST”, secondo film diretto dall’attore Antonio Pisu. Un coinvolgente racconto di formazione dalle striature goliardiche che si perde progressivamente nelle pieghe brucianti della realtà, nell’Europa dell’Est sul crinale del cambiamento a fine anni ’80. Prendendo le mosse da una storia vera, dal libro-diario di bordo “Addio Ceausescu” di Andrea Riceputi e Maurizio Paganelli, il film ci propone il viaggio on the road di tre ventenni nella stagione finale della dittatura di Nicolae Ceausescu in Romania. La storia: ottobre 1989, Rice (Lodo Guenzi, cantante della band “Lo Stato Sociale”), Pago (Matteo Gatta) e Bibi (Jacopo Costantini) hanno vent’anni, sono amici, e vogliono fare un viaggio indimenticabile, di quelli che rimangono custoditi nella memoria degli anni verdi. Cercano una destinazione che abbia il sapore dell’avventura. Lasciano così la loro Cesana per l’Europa dell’Est, facendo tappa prima in Ungheria e poi direttamente in Romania, a Bucarest. Lungo il viaggio, complice un incontro inaspettato, qualcosa cambia. Lo spirito di giocosa incoscienza lascia il posto a un bagno di realismo, al prendere atto delle sofferenze inflitte dalla dittatura. Il volto della Romania è dolente, stremato da un regime alle ultime battute. Tutto genera emozione e commozione, dal semplice sorriso di una bambina che scarta una tavoletta di cioccolato alla gioia di una donna che accarezza abiti nuovi. In una balera, poi, una cantante non più giovane guarda negli occhi i tre ventenni rivolgendo loro parole vibranti: “L’odore del caffè… Voi quanto paghereste per sentire l’odore di un ricordo? Per una speranza?”.
Quello che sulle prime appare come un passaggio di gioventù teso a mordere la vita, in una cultura marcata dal disimpegno, si trasforma in un toccante cammino di crescita, l’ingresso deciso nell’età adulta con la scoperta dell’“altro”, del prossimo, del bisogno di ascolto e solidarietà. Alternando passaggi brillanti con note malinconico-drammatiche, tonalità esplorate anche grazie ai brani di Franco Battiato (tra cui “L’ombra della luce”) o di Al Bano e Romina (“Felicità”), il film di Antonio Pisu mette a tema gli anni verdi, come pure il valore della memoria condivisa, soprattutto in tempi in cui le coordinate della Storia sembrano sbiadire pericolosamente. Pisu, con umorismo garbato, ci (ri)conduce lungo il sentiero di una dittatura avvenuta su suolo europeo, mostrando da un lato frammenti di sofferenza diffusa dall’altro tutta la dignità di un popolo pronto a non rinunciare alla propria terra, alla propria identità, a un sogno di libertà. Dal punto di vista pastorale il film “EST” è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
“La nave sepolta” (Netflix)
Ancora una storia vera, quella raccontata dal film britannico “La nave sepolta” (“The Dig”) diretto da Simon Stone, da pochi giorni sulla piattaforma Netflix. Tratto dal romanzo di John Preston, l’opera rievoca gli scavi archeologici del 1939 nella campagna inglese, nel Suffolk, a ridosso del Secondo confitto mondiale. Sono gli scavi di Sutton Hoo, luogo in cui affiorarono importanti reperti tra cui un’antica nave funeraria (VI-VII secolo). Il film racconta il coraggio e la tenacia di una donna, Edith Pretty (Carey Mulligan), rimasta vedova con un figlio e una grande tenuta cui badare, e di uno studioso, Basil Brown (Ralph Fiennes), dai modi asciutti e silenziosi. Insieme, nonostante le resistenze, hanno permesso la vittoria della conoscenza, della cultura, in un mondo sempre più proteso verso lo smarrimento nella guerra.
“La nave sepolta” dimostra tutta la compostezza e l’eleganza visiva tipica del grande cinema inglese, che coniuga la valorizzazione dello scenario ambientale, una messa in scena accurata, con una narrazione solida, rigorosa, per lo più in sottrazione. Il film riconosce il merito sia della figura di Basil Brown, nome a lungo rimosso dai protagonisti del prezioso ritrovamento (troppo modesto rispetto agli altisonanti ricercatori del tempo), come pure la figura di Edith, risoluta e coraggiosa nel fronteggiare un mondo a trazione maschile, chiamata anche alla sfida educativa di crescere un bambino da sola e nel contempo a tenere a bada una malattia insidiosa.
Non tutto forse è riuscito nelle dinamiche del racconto, segnato a tratti da cadute di pathos o da qualche inutile dispersione narrativa, ma all’opera va riconosciuta comunque un’ottima confezione formale, come pure una riuscita prova interpretativa di Carey Mulligan e Ralph Fiennes: mai imprecisi, mai stonati, mai banali. Davvero luminosi nella loro compostezza, nella gestione delle emozioni. Film delicato e coinvolgente, segnato da raccordi di poesia visiva. Dal punto di vista pastorale “La nave sepolta” è consigliabile, problematico e per dibattiti.
Golden Globe 2021, le nomination
Sono state annunciate, mercoledì 3 febbraio, le nomination per i prossimi Golden Globe, che si terranno a Los Angeles la notte del 28 febbraio. Perché sono così importanti? Arrivati alla 78a edizione, i Golden Globe sono i premi assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association e inaugurano la stagione dei grandi premi tra Hollywood ed Europa (Bafta, Cesar, David di Donatello). Costituiscono di fatto la vera anticamera degli Oscar.
Vediamo nel dettaglio alcune categorie da tenere d’occhio. Anzitutto l’Italia c’è, gareggia, non con il designato “Notturno” di Gianfranco Rosi, bensì con “La vita davanti a sé” di Edoardo Ponti, film con Sophia Loren, una produzione Palomar Degli Esposti e Netflix. Il titolo corre come miglior film straniero e per la canzone originale – “Io sì (Seen)” – scritta dalla pluripremiata Diane Warren e interpretata dalla nostra Laura Pausini.
A guidare la rosa del miglior film drammatico c’è “Nomadland”, apprezzatissimo Leone d’oro alla 77a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, che ha garantito anche una nomination alla regista Chloé Zhao e all’interprete (fenomenale!) Frances McDormand. Sulla strada di “Nomadland” – che appare il titolo più favorito – troviamo “Mank” di David Fincher, “The Father” di Florian Zeller, “Promising Young Woman” di Emerald Fennell (è l’attrice che ha interpretato Camilla Parker Bowles in “The Crown”) e “Il processo ai Chicago 7” di Aaron Sorkin.
Finalmente cadono le barricate: tre donne dominano nella cinquina della miglior regia. Sono le citate Chloé Zhao e Emerald Fennell, cui si aggiunge Regina King, attrice premio Oscar che quest’anno ha esordito alla regia con “One Night in Miami”. Con loro gareggiano anche Fincher e Sorkin. Altra categoria avvincente è quella per la miglior attrice drammatica. Tutte poderose: Vanessa Kirby (“Pieces of a Woman”, Coppa Volpi a Venezia77… emozionante!), Frances McDormand (“Nomadland”, da premio, indubbiamente, e sarebbe il suo terzo Oscar) e Carey Mulligan (“Promising Young Woman”, forse è la volta buona?!), Viola Davis (“Ma Rainey’s Black Bottom”, ha già un Oscar come non protagonista) e Andra Day (“The United States vs. Billie Holiday”, la nomination è già un riconoscimento per la cantante-attrice).
Concludiamo con le serie Tv e miniserie ai Golden Globe. Attenzione soprattutto alla categoria miglior serie drammatica, dove dovrebbe essere l’anno buono per “The Crown 4” (Netflix), serie sulla corona inglese sotto Elisabetta II insidiata forse solo da “Ratched” (Netflix) o da “The Mandalorian” (Disney). Noi tifiamo “The Crown” senza esitazione, così come per i suoi interpreti Olivia Colman, Helena Bonham Carter, Gillian Anderson, Josh O’Connor ed Emma Corrin! Partita aperta invece, e non poco, per la miglior miniserie. Sono tutti titoli fortissimi: “The Undoing” (HBO), “La regina degli scacchi” (Netflix), “Normal People” (BBC-Hulu), “Unorthodox” (Netflix) e “Small Axe” (BBC). Noi propendiamo per “Unorthodox”, considerata la più outsider, ma davvero poetica e intesa! The game is on….
Articolo disponibile anche sul portale dell’Agenzia SIR
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