In sala il cartoon “Wish” e il dramma “One Life”. Su Netflix il biopic “Maestro”
venerdì 22 Dicembre 2023
Un articolo di:
Sergio Perugini
A Natale ricca è l’offerta di cinema: dalla fantasia colorata di “Wonka” al dramma adrenalinico “Ferrari”, alla favola esistenziale “Foglie al vento”. Due poi le novità in arrivo dal 21 dicembre: “Wish”, il cartoon della Disney nell’anno del suo centenario, un’animazione diretta dal Premio Oscar Chris Buck e Fawn Veerasunthorn. Una splendida storia che valorizza il sogno, la speranza e l’amicizia. Le voci italiane sono di Gaia, Michele Riondino e Amadeus. In sala con Eagle Pictures il dramma storico “One Life” diretto da James Hawes con il Premio Oscar Anthony Hopkins: la storia vera di Sir Nicholas Winton che nel 1938 salvò a Praga 669 bambini ebrei. Un gesto eroico rimasto sconosciuto ai più sino alla fine degli anni ’80, quando una trasmissione della BBC portò alla luce la vicenda. Infine, su Netflix il biopic “Maestro”, la seconda regia di Bradley Cooper, un intenso ed elegante ritratto del compositore Leonard Bernstein tra podio e famiglia. A condividere la scena con Cooper una magnifica Carey Mulligan. Il film corre per quattro premi di peso ai prossimi Golden Globe. Il punto Cnvf-Sir.
“Wish” (Cinema, 21.12)
La Disney si presenta all’appuntamento del Natale con “Wish”, un film animato splendido, capace di parlare al nuovo pubblico ma anche alle generazioni passate. Un’opera che condensa la nostalgia dolce per i titoli “classici” della casa di Topolino e i cult contemporanei alla “Frozen”. A dirigere “Wish” è il Premio Oscar Chris Buck insieme a Fawn Veerasunthorn, a firmare la sceneggiatura sono Jennifer Lee (“Frozen. Il regno di ghiaccio”; “Frozen 2. Il Segreto di Arendelle”) e Allison Moore. Le voci dei personaggi nella versione originale sono Ariana DeBose (Asha) e Chris Pine (re Magnifico), mentre in quella italiana della cantante Gaia, di Michele Riondino e Amadeus. La storia. Il regno magico di Rosas, su un’isola nel Mediterraneo, è governato da re Magnifico, che ha il potere di esaudire desideri e sogni del suo popolo. A Rosas vive la diciassettenne Asha, che vorrebbe diventare apprendista del re, anche per poter esaudire il sogno del nonno centenario. Una sera Asha si imbatte in una piccola stella, Star, che accorre al suo richiamo per aiutarla…
A conquistare di “Wish” è anzitutto la dimensione visiva, l’incontro tra il disegno tradizionale e la computer grafica. È la Disney di ieri che dialoga con quella di oggi. Una delizia le citazioni e i rimandi all’universo narrativo del passato: qua e là ci sono “Peter Pan”, “La bella addormentata nel bosco”, “Mary Poppins”, ecc. Insomma, c’è la magia! Soffermandoci poi sull’impianto narrativo, in “Wish” troviamo tutto il mix di elementi che compongono un classico cartoon Disney: una giovane eroina, Asha, animali parlanti e numeri musicali trascinanti (le canzoni originali sono della cantautrice Julia Michaels, mentre la colonna sonora è composta da Dave Metzger), compresa una lotta a viso aperto contro il male. A livello tematico, infatti, il racconto valorizza il coraggio della protagonista Asha, che con generosità e caparbietà sfida il sovrano quando scopre che si approfitta dei sogni innocenti dei suoi cittadini, non avendo alcuna intenzione di esaudirli. Aiutata dalla stella magica Star, dal capretto Valentino e da un granitico gruppo di amici, Asha si mette in gioco per salvare i sogni della sua comunità, affinché tutti possano essere liberi di immaginare un domani diverso, possibile, e lottare per esso. Il film “Wish” convince e conquista per le atmosfere sognanti, la struttura della storia e le performance musicali, e in particolare per come sottolinea l’impegno nel custodire la speranza e la libertà. Consigliabile, poetico, adatto per dibattiti.
“One Life” (Cinema, 21.12)
Il film “One Life” esce a ridosso di due ricorrenze sul tema cinema e Shoah: i trent’anni di “Schindler’s List” (1993) di Steven Spielberg, racconto del coraggio dell’industriale Oskar Schindler, e i vent’anni della miniserie Rai “Perlasca. Un eroe italiano” (2002) di Alberto Negrin, che ha reso nota la straordinaria impresa di Giorgio Perlasca. “One Life”, diretto da James Hawes, racconta l’eroismo del londinese Sir Nicholas Winton che nel 1938 organizzò dei treni della speranza da Praga a Londra, salvando dalla ferocia nazista 669 bambini ebrei. L’opera prende le mosse dal romanzo di Barbara Winton, figlia di Nicholas, che sullo schermo è interpretato in maniera struggente dal Premio Oscar Anthony Hopkins. Tra i comprimari Johnny Flynn, Helena Bonham Carter, Lena Olin, Jonathan Pryce e Romola Garai. La storia. Londra 1938, Nicholas Winton è un giovane broker in ascesa che decide di recarsi a Praga su richiesta di alcuni amici. Lì trova una situazione drammatica dal punto di vista umanitario: bambini e famiglie di ebrei in condizioni di estrema povertà e precarietà, a rischio della violenza nazista. Con il supporto della madre e di altri amici a Londra, Nicholas decide di organizzare dei treni speciali che portino i bambini ebrei in Inghilterra per un affido temporaneo…
“One Life” è un’opera che va dritta al cuore. Una storia vera, raccontata su un doppio binario temporale – con continui flashback – tra la Londra del 1938-39 e quella del 1988, dove troviamo un anziano Nicholas Winton alle prese con i ricordi di gioventù; un uomo che si è speso con eroismo, ma di cui nessuno sa nulla. Quando il diario di Nicholas finisce nelle mani della redazione del popolare programma di intrattenimento “That’s Life” sulla BBC, i riflettori all’improvviso si accendono e affiora una storia edificante. A livello narrativo, la sceneggiatura risulta abbastanza lineare, quasi prevedibile, ma a dare senso, densità e coinvolgimento al film sono di certo la vicenda raccontata, di grande umanità e solidarietà, e gli interpreti in campo. È in particolare Anthony Hopkins a sorreggere il film con un’interpretazione acuta e raffinata (magnifico!), abitando un uomo che sul crinale della vita riavvolge il nastro dei ricordi e si confronta con il buio della Storia. Un film dalle vibranti emozioni, da vedere e valorizzare in contesti educativi. Consigliabile, poetico, per dibattiti.
“Maestro” (Netflix, 20.12)
Su Netflix dal 20 dicembre è disponibile il biopic “Maestro” di e con Bradley Cooper, alla prova della seconda regia dopo “A Star is Born” (2018). Con lui in scena un’eccellente Carey Mulligan nel racconto della carriera e della vita familiare del compositore Leonard Bernstein e di sua moglie, l’attrice Felicia Montealegre Cohn. Ne abbiamo già parlato durante Venezia80, dove il film era in Concorso. “Maestro” è un dramma elegante, raffinato e intenso, che corre ai prossimi Golden Globe con 4 candidature. La storia. New York anni ’40, il giovane Leonard Bernstein viene chiamato a sostituire il direttore della Carnegie Hall. Si fa subito notare per professionalità e talento. Poco dopo conosce a una festa l’attrice teatrale Felicia Montealegre Cohn, che sposa all’inizio degli anni ’50. Il loro è un legame intenso, complice, tra palcoscenico e vita coniugale. Ben presto arrivano tre figli, intervallati da successi sempre più eclatanti del compositore. La loro serenità inizia a traballare quanto Felicia si accorge che il marito è affascinato da un giovane artista…
Cooper conferma di avere indubbie capacità nel governare la macchina da presa, nella costruzione di un ritratto in chiave biopic percorrendo traiettorie “originali” e mantenendo uno stile visivo teso a omaggiare la Hollywood classica. Nel raccontare la carriera di Bernstein, il regista si concentra sul rapporto con la moglie Felicia, suo perno esistenziale e familiare. Cooper è bravo nel tratteggiare le fasi del loro amore, segnate qua e là da fratture e stanchezze, legate a una bisessualità non dichiarata dell’artista. La bellezza del film “Maestro” risiede proprio nel modo in cui racconta queste tempeste interiori e coniugali, non cedendo mai a toni urlati o scandalistici. Leonard e Felicia si amano, si stimano, si proteggono, si perdonano. Soprattutto la donna dimostra grande resilienza e capacità di controllo delle emozioni, custodendo l’immagine pubblica del marito artista e quella di padre nei confronti dei tre figli. E se Bradley Cooper sorprende per l’evidente somiglianza con il compositore, andando a lavorare con attenzione anche sulla gestualità nella direzione d’orchestra, a spiazzare positivamente è la raffinatezza interpretativa dell’attrice britannica Carey Mulligan, che con la sua espressività, gli sguardi e i silenzi, rende tutta la complessità del mondo interiore di Felicia. È una grande storia d’amore, quella tra Leonard e Felicia, sopravvissuta ai diversi tradimenti e a un’improvvisa malattia. “Maestro” è un film complesso, problematico, per dibattiti.