Un Oscar se lo è già aggiudicato con “Joker”. Quest’anno, però, Joaquin Phoenix poteva meritarsi una nuova nomination con lo splendido “C’mon C’mon”, una poesia sociale firmata da Mike Mills, dal 7 aprile nelle sale italiane. Su Prime Vide è stato rilasciato l’atteso “Laura Pausini. Piacere di conoscerti” diretto da Ivan Cotroneo, un omaggio alla carriera della cantante italiana tra le più amate e premiate al mondo. Per la Giornata mondiale della salute la Rai programma il doc “L’importanza di iniziare da uno” di Alice Tomassini, realizzato in collaborazione con l’Ospedale Bambino Gesù: il racconto di un padre che si batte per la scienza e la vita del proprio bambino. Il punto Cnvf-Sir.
“C’mon C’mon”
Insieme a “Belfast” di Kenneth Branagh, “C’mon C’mon” è stata una delle sorprese della 16a Festa del Cinema di Roma (2021). Il film scritto e diretto dallo statunitense Mike Mills è un piccolo gioiello passato soprattutto nel circuito indipendente e di fatto snobbato dall’Academy per la corsa all’Oscar. A ben vedere più di una candidatura poteva guadagnarla “C’mon C’mon”, a cominciare dall’interpretazione in punta di piedi, dolcissima, di Joaquin Phoenix, che si libera del ruolo immersiva e disturbante di “Joker” (2019) – valso l’Oscar come miglior attore –, per gestire i panni di un giornalista quarantenne chiamato a fare i conti con se stesso e la propria famiglia, tra passato personale e memoria sociale condivisa.
La storia. Stati Uniti oggi, Johnny (Joaquin Phoenix) è un giornalista che sta lavorando a un progetto di interviste radiofoniche con i bambini, raccolte lungo il Paese. La sorella Viv (Gaby Hoffmann), con cui non si vede da tempo, gli chiede di occuparsi del figlio Jesse (Woody Norman) di otto anni, perché lei deve stare vicino all’ex marito caduto in una grave forma depressiva. Johnny e Jesse non si conoscono e devono pertanto imparare a trovare un modo per dialogare, per ascoltarsi; i viaggi di lavoro dell’uomo tra Los Angeles, New York, Detroit e New Orleans sono l’occasione giusta per arginare le reticenze e accedere alle praterie del sentimento. Ne nasce un dialogo torrenziale, coinvolgente, dove zio e nipote imparano a leggersi personalmente e reciprocamente…
Girato con un elegante bianco e nero, soluzione visiva che conferisce una chiara introspezione e intimità familiare al racconto, “C’mon C’mon” esplora le stanze del cuore dei protagonisti e insieme i quartieri delle più note città americane, con un indagare che procede tra semplicità e realismo poetico. Un viaggio fisico, familiare, esistenziale, che apre alla rinascita, soprattutto dei protagonisti, capaci di (ri)trovarsi. Rifioriscono i legami sfibrati da silenzi, quelli di Johnny e Viv, e al contempo irrompono sentimenti nuovi, inaspettati, vibranti, quelli tra Johnny e il nipote Jesse. È la vittoria della famiglia, dell’incontro, della riconciliazione.
L’opera non beneficia solo del talento di Mike Mills, ma trova grande slancio anche grazie all’interpretazione di Joaquin Phoenix, che riempiere la scena con generosità, delicatezza e diffusa tenerezza. Ancora una volta una performance sorprendente! “C’mon C’mon” è un film consigliabile, problematico e per dibattiti.
“Laura Pausini. Piacere di conoscerti” (Prime Video)
Vincitrice di Grammy e Latin Grammy, del Festival di Sanremo, la prima donna italiana a cantare nello Stadio di San Siro, la prima artista nazionale a essere candidata all’Oscar per la miglior canzone e vincere inoltre il Golden Globe. E ancora, insignita del titolo di Commendatore della Repubblica Italiana, ha venduto oltre 70 milioni di dischi nel mondo in meno di 30 anni di attività. È Laura Pausini, una delle artiste italiane più amate e ascoltate non solo nel nostro Paese ma a livello globale. Dopo l’anno straordinario vissuto nel 2021, dove ha raggiunto anche l’olimpo di Hollywood con il brano “Io sì” dal film “La vita davanti a sé”, la cantante originaria tra Faenza e Solarolo in Emilia-Romagna ha deciso di raccontarsi in un documentario scritto a più mani insieme a Monica Rametta e Ivan Cotroneo, quest’ultimo anche regista.
È nato così “Laura Pausini. Piacere di conoscerti”, un racconto personale, coinvolgente che sfiora persino gli orizzonti della favola. Sì perché da un lato c’è tutta la storia di Laura Pausini che parte dall’infanzia, dalla crescita tra famiglia, amiche di sempre, l’oratorio, la scuola di ceramica e le serate al piano bar. Poi l’esplosione della popolarità nel 1993, appena maggiorenne, con la vittoria a Sanremo Giovani con “La solitudine”, la diffusione del brano subito in Europa, seguito da numerosi album da record, performance memorabili e risonanti incursioni televisive. Un caleidoscopio di traguardi per un successo meritatissimo. Accanto a tutto ciò, però, Cotroneo costruisce un “What If”, una linea narrativa alla “Sliding Doors”, recuperando il concept del film del 1998: se Laura non avesse vinto Sanremo quale sarebbe stata la sua vita oggi?
Convince il ritratto di Laura Pausini, un documentario che Amazon con la sua piattaforma Prime Video porta dal 7 aprile in 240 territori. Un racconto che fonde scena e retroscena, pubblico e privato, con molti filmati inediti, direttamente dall’archivio di casa Pausini. Se a ben vedere convince meno la soluzione del “What If”, perché un po’ troppo enfatizzata, piace e tanto il ritratto della cantante, così genuino, naturale, generoso. Sembra di non assistere a un film sulla Pausini, bensì di entrare semplicemente in casa di Laura, che mette il pubblico a suo agio sul divano e sfoglia insieme album di ricordi, confida aneddoti sulla carriera e condivide pensieri esistenziali sul ruolo di madre, figlia, compagna e artista. È proprio per questo che il documentario “Laura Pausini. Piacere di conoscerti” corre veloce e conquista, tra sguardo e cuore, perché è sostenuto da un desiderio di raccontarsi con naturalezza e onestà, senza sovrastrutture. Un aspetto che probabilmente è proprio la matrice del successo della Pausini, al di là delle portentose corde vocali. “Laura Pausini. Piacere di conoscerti” è consigliabile, semplice.
“L’importanza di iniziare da uno” (RaiPlay)
Per la Giornata mondiale della salute la Rai rilascia su Rai Tre e sulla piattaforma Rai Play il bel documentario “L’importanza di iniziare da uno” scritto e diretto di Alice Tomassini (“Churchbook”), una produzione Officina della Comunicazione con Rai Documentari, in collaborazione con l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Si tratta del diario di bordo di un padre, di un’intera famiglia, che da un lato affronta il male al cuore proprio bambino, dall’altro cerca di rendersi utile per la ricerca scientifica a favore di tutti gli altri piccoli pazienti nella struttura ospedaliera della Santa Sede. Un racconto realistico, onesto, asciutto, dove il dolore si mescola alle tenerezze; una storia che parte dai lidi della sofferenza per veleggiare poi verso l’orizzonte della speranza.
La storia. Davide Passaro è un quarantenne, sposato con Stefania, genitori di Giacomo e del piccolo Mattia. Davide è laureato in Fisica, insegna al liceo e conduce un dottorato di ricerca in Statistica all’Università Sapienza di Roma. Il piccolo Mattia è malato di cuore sin dalla nascita, in cura presso il polo ospedaliero del Bambino Gesù. Incapace di rassegnarsi al dolore e alla disperazione, Davide ha deciso di reagire e di trasformare tutta quell’energia negativa in impegno lavorativo: sviluppare un algoritmo di intelligenza artificiale capace di analizzare le cartelle cliniche dei piccoli pazienti e rintracciare così informazioni utili per la guarigione.
“L’importanza di iniziare da uno” è un documentario che conquista non per la formula del medical drama, bensì per la testimonianza di un padre, di una famiglia, che risponde con resilienza alla disperazione, che decide di domarla e convertirla in azione, in un cammino di speranza. Il film è gestito con mestiere e prudenza dalla Tomassini, che non si abbandona mai al facile commovente, ma mantiene sempre la linea della storia sul binario del rispetto. E regala emozioni. “L’importanza di iniziare da uno” è consigliabile, semplice, adatto per dibattiti.