Il film che Luchino Visconti gira ispirandosi al romanzo “I Malavoglia” di Giovanni Verga doveva essere il primo di una trilogia sulla condizione del lavoro nell’isola.. Arrivato sul posto, Visconti sceglie uonimi edonn e del luogo per interpretare i ruoli dei pescatori e delle loro famiglie. A lavorazione cominciata, i costi ievitano e ben presto il Partito Comunista Italano, che aveva garabntito l’operaizon,sitira indidtreo, Subrntra allora la ORbis Universaklia, una casa di produzioe al cui vertice c’è Salvo D’angelo, molto vicino al Vaticano. Il film in questo modo arriva alla conclusione. L’accoglienza alla Mostra di Venezia non è del tutto tenera. Si percepisce che sopra la forte scorza di realismo, Visconti ha filtrato le immagini con il prioprio sguardo estetico e decadente, cercando un difficile punto di incontro tra realtà e artficio. La scheda del Centro Cattolico Cinematografico mette in evidenza alcune lacune fin troppo palesi:
“Il film, estremamente lungo e lento è stato realizzato con gran cura, e contiene delle sequenze assai pregevoli. La sua efficacia però è menomata dalla evidente artificiosità della vicenda. Anche la recitazione degli attori improvvisati, se talvolta è spontanea, appare spesso artificiosa.
La descrizione della vita miseta dei pescatori e dei loro inutili sforzi per uscirne appare, malgrado l’ostentato verismo, tendenziosa, e sembra atta a destare, non sensi di cristiana pietà, ma sentimenti di odio. Accanto allo spirito di violenza e di ribellione, che anima assai spesso il lavoro, notiamo l’assenza di ogni idea religiosa, di ogni accenno a virtù cristiane, se si eccettua una frase verso la fine. Dobbiamo quindi sconsigliare ai giovani la vsione , ammessa in sala pubblica, solo per gli adulti di piena maturità morale. (Segnalazioni Cinematografiche, vol. XXIV, 1948, pag . 119).
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