“Lunana. Il villaggio alla fine del mondo” una favola sociale per grandi e piccoli

venerdì 22 Aprile 2022
Un articolo di: Eliana Ariola

Dal lontano Bhutan, ai confini tra Cina e India, è arrivato nelle sale italiane a fine marzo 2022 “Lunana. Il villaggio alla fine del mondo”. Scritto e diretto dall’esordiente Pawo Choyning Dorji, classe 1983, il film è entrato nelle nomination per gli Oscar 2022, nella categoria Miglior film straniero.
La storia. Ugyen è un giovane maestro demotivato e fermamente deciso a lasciare l’insegnamento e il Paese per intraprendere la carriera di cantante in Australia. Per punirlo del suo scarso rendimento viene inviato per qualche mese nello sperduto villaggio di Lunana, 56 anime a 4800 metri di altezza e a 8 giorni di cammino a dorso di mulo dalla più vicina città raggiungibile con il pullman: Gasa. Ugyen parte di malavoglia, con la riserva mentale di fare un semplice atto di presenza e tornarsene a casa il prima possibile. All’accoglienza premurosa e deferente dei due inviati del villaggio il giovane risponde con fredda cortesia, isolandosi per la più parte del tempo ad ascoltare musica con le cuffie (finché le batterie reggono…). A Lunana, dopo un viaggio estenuante – non privo di episodi esilaranti in cui dimostra tutti i suoi “limiti” di cittadino – viene accolto con gioia dal capo villaggio e dagli abitanti, fermamente convinti che solo la scuola possa dare un futuro migliore ai propri figli. Già, la scuola: una stanza malconcia, senza lavagna, dove anche carta, penne e libri scarseggiano. Ma ci sono i sorrisi disarmanti dei bambini, il loro entusiasmo, la sana curiosità, la grande voglia di imparare. Non solo, il coraggio, la forza, la semplicità di vita delle persone che incontra, il rispetto con cui si approcciano alla terra, agli animali, agli altri, lo colpiscono profondamente e, a poco a poco, lo portano a rivedere i suoi atteggiamenti e, forse, anche a rimettere in discussione una scelta che sembrava ormai definitiva.
Lunana. Il villaggio alla fine del mondo” è una storia pulita e bella, una gioia per gli occhi e per il cuore con i suoi paesaggi mozzafiato, l’aria frizzante che a tratti sembra quasi di respirare e l’ospitalità genuina di chi sa condividere con semplicità il poco che ha. Il rischio di cadere nello stucchevole c’era, ma il regista ha saputo evitarlo grazie alla sincerità di luoghi e protagonisti: arroccata sulla catena dell’Himalaya Lunana esiste realmente e i suoi abitanti sono stati coinvolti nella lavorazione del film (la piccola Pem Zam, che interpreta se stessa, è semplicemente irresistibile).
Tema portante del racconto, poi, è quello dell’educazione, dell’importanza della scuola, non solo come possibilità per costruire un futuro migliore, ma anche per vivere un presente più soddisfacente e pieno. Vale la pena a questo proposito riportare un piccolo dialogo tra un abitante del villaggio e il maestro, due battute, ma molto significative. L’abitante: “Un maestro è in grado di toccare il futuro. Si dice così a Lunana”. Ugyen: “In anni di studio nessuno me lo aveva mai detto”. Il film “Lunana. Il villaggio alla fine del mondo” è consigliabile, poetico e adatto per dibattiti.

 

Lunana. Il villaggio alla fine del mondo

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