Se ne va all’età di 96 anni il regista italiano Franco Zeffirelli, nato a Firenze il 12 febbraio del 1923; nella sua città natale sarà accolto per i funerali, da lunedì 17 giugno. Autore di oltre 20 lungometraggi per il cinema, ma anche di tante opere teatrali, liriche e televisive, Zeffirelli ha ricevuto nel corso della sua lunga carriera dal ’45 numerosi premi (tra cui 6 David di Donatello) e proprio nel mese di aprile del 2019 una targa dalla presidenza del Senato della Repubblica.
“Formatosi alla scuola di Luchino Visconti” – commenta Massimo Giraldi, critico cinematografico e presidente della Commissione nazionale valutazione film CEI, autore di un libro sul regista fiorentino di prossima uscita – Franco Zeffirelli non a caso ha esordito al cinema dopo una commedia leggera come ‘Camping’ nel 1957 con due film shakespeariani, ‘La bisbetica domata’ nel 1967 e ‘Romeo e Giulietta’ nel 1968, dove dà immediatamente prova di una regia capace e solida, con una eccellente cura formale”. Nel corso dei decenni successivi,’70 e ’80, Zeffirelli si misura con il grande cinema di respiro internazionale. Su questo precisa ancora Giraldi: “Dopo la lezione viscontiana tra neorealismo e mélo, Zeffirelli si conferma un autore di statura mondiale, dirigendo set imponenti ma senza mai perdere la sua marca autoriale, la sua identità di artigiano del cinema. Tra i titoli realizzati ‘Gesù di Nazareth’ del 1977, ‘Il campione’ del 1979 e ‘Amore senza fine’ del 1981”.
Dopo una parentesi con i film-opera (“Cavalleria rusticana”, 1982), Zeffirelli negli anni ’90 torna a dirigere secondi i canoni iniziali, proponendo adattamenti di opere letterarie come “Amleto” (1990), “Jane Eyre” (1996) e “Un tè con Mussolini” (1999). All’inizio degli anni Duemila poi regala un’opera nostalgica e fortemente personale, il biopic su Maria Callas con cui aveva intreccia una profonda amicizia. “In queste opere conclusive a cesura tra vecchio e nuovo millennio – indica Massimo Giraldi – Franco Zeffirelli rimarca il suo essere un autore con la maiuscola, coniugando quella professionalità classica, consolidata da una lunga gavetta, con le esigenze sempre più dinamiche e innovative dello spettatore odierno. Il suo appare un cinema sempre elegante e senza età”.
Articolo originale pubblicato su Agenzia SIR
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