Quando un classico della letteratura continua a parlare. È “Piccole donne” della scrittrice statunitense Louisa May Alcott, andato alle stampe nel 1868 e trasposto più volte tra grande e piccolo schermo. Si ricordano in particolare la versione del 1933 di George Cukor, quella del 1949 di Mervyn LeRoy e nel 1994 quella firmata da Gillian Armstrong; in Italia è rimasto celebre lo sceneggiato Rai diretto nel 1955 da Anton Giulio Majano. All’inizio del 2020 arriva ora nelle sale italiane la versione di “Piccole donne” scritta e diretta dalla quasi quarantenne Greta Gerwig, autrice che con pochi titoli all’attivo – suo è il film rivelazione “Lady Bird” del 2018 – si è subito imposta con una precisa idea di cinema, brillante e raffinato. Le quattro sorelle March sono interpretate da un gruppo di giovani attrici in promettente ascesa: Saoirse Ronan è Jo, Emma Watson è Meg, Florence Pugh è Emy e Eliza Scanlen Beth; del cast fanno parte anche Laura Dern, Timothée Chalamet, Meryl Streep, Tracy Letts, Louis Garrel e Chris Cooper.
Rispetto a questa nuova versione di “Piccole donne” c’è da dire che la Gerwig è un’autrice che sa il fatto suo, capace di innovare raccontando una storia consolidata e proposta quasi in ogni angolatura a livello audiovisivo. Lei ha saputo trovare la propria via, con originalità e senza dubbio stile. La narrazione non è lineare, bensì un flusso di ricordi disordinati, che all’inizio può persino risultare asciutta, ripetitiva, confusa, ma in breve tempo trova colore, emozioni e poesia. Quello che incanta sono soprattutto scenografie di Jess Gonchor e i costumi di Jacqueline Durran; in generale, risulta raffinata la messa in scena tutta. Le musiche, inoltre, del premio Oscar Alexandre Desplat cuciono il racconto in maniera puntuale e preziosa, regalando grande atmosfera. Una giovane generazione di attori, infine, trascina il film con convinzione, a cominciare da Saoirse Ronan/Jo che punta direttamente un’altra nomination ai prossimi Oscar (già tre volte candidata per “Espiazione”, “Brooklyn” e “Lady Bird”). Dal punto di vista pastorale, il film è di certo consigliabile, poetico e adatto per dibattiti.
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